Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
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STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
virulenta declamazione, riscomunica Enrico, lo priva del trono, riconosce Rodolfo, e conclude con queste fiere parole, rivolte ai medesimi santi: « Fate dunque conoscere a tutto l'universo, o possenti principi della chiesa, che se avete potestà di legare e di sciogliere in cielo, potete anche in terra concedere o ritorre a chiunque, giusta il merito proprio, gli imperi, i regni, i principati, i ducati, i marchesati, lo contee e i heni di tutti gli uomini: avvegnaché voi abbiate spesso ritolto agli scellerati ed agli indegni e concesso ai buoni i patriarcati, le primazie, gli arcivescovati, i vescovati. Se a voi ò dato giudicare delle cose spirituali, perchè non avrete interminata potestà sulle temporali? E se giudicate gli angeli che imperano ai superbi principi, qual non sarà il vostro potere sugli schiavi di quelli ? Imparino adesso i re e i principi del secolo quanto grandi e potenti voi siete; tremino di spregiare i voleri della chiesa vostra; e la vostra giustizia piombi tosto sul capo ad Enrico in guisa che tutti sappiano come egli non sia caduto dal trono per la forza dell' umano vicissitudini, ma travolto giù dalla sola vostra potenza. Dio lo confonda onde richiamarlo ad una sincera penitenza che gli acquisti la salute dell' anima nel gran dì del giudizio supremo. »1
Vi fu mai sovrano sulla terra che parlasse simiglianti parole? Sulle labbra del più valoroso e più possente de'principi non si sarebbero reputate argomento di speciosissima insania? E poiché qualunque opinione di noi Italiani, i quali dobbiamo la passata e la presente miseria della diletta patria a quelle dottrine, verrebbe stimata sospetta, ci sia concesso recare il giudizio di un dottissimo e religioso uomo tedesco, che oggidì in Germania si è fatto propugnatore dell' inumano disegno di coloro che vorrebbero rinculare il mondo civile nella brutale barbarie del medio evo. « Gregorio VII riconobbe Rodolfo come re di Germania, ma non d'Italia, e dispose tutte le cose in guisa da fare della Germania quasi un feudo della santa sede, come aveva già fatto del regno normanno nell' altra estremità dello stato ecclesiastico. Col patrimonio della chiesa, coi beni di Matilde in Toscana ed in Lombar-
< Labbc, Conc., T. X.
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