Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBitO SECONDO.
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dia, e con le città che gli erano devote, intendeva a formare un grande stato fra i Normanni e i Tedeschi sotto la sua immediata indipendenza. Se poi avesse potuto giungere a porre anche la Spagna e 1' Ungheria in condizione di feudi della chiesa, e a rendere obbligatorio il giuramento che esigeva dai vescovi, e già prestato dal patriarca d'Aquileia, vero giuramento di vassallaggio che in tutta la cristianità cattolica separava pienamente la chiesa dal potere secolare, il line de' suoi disegni era compiuto ; la chiesa avrebbe dominato tutti gli stati della terra, il papa sarebbe veramente divenuto il re de' re. »1
XX. Enrico, pervenutagli la nuova della sua deposizione, convocò tosto in Brixen un concilio di vescovi italiani e tedeschi a lui devoti, i quali con un decreto, dove esponevano le numerose colpe di Gregorio, lo scomunicarono e gli strapparono dal capo la tiara,2 ponendola sopra quello di Giliberto arcivescovo di Ravenna, che prese nome di Clemente III. Enrico avea pagato il papa, come suol dirsi, della medesima moneta : come questo varcava i confini della potestà civile, così quello, almeno con l'apparenza della legalità — in quanto non profferiva una sentenza da sè, ma faceva parlare un concilio — assaliva la ecclesiastica. Vi erano adunque due papi e due re: le parti erano pari; e la guerra ricominciò con più furore ed impeto di prima. In una quarta terribilissima battaglia che seguì in Sassonia, Rodolfo rimase mortalmente ferito. Questo malaugurato evento che dette origine ad infinite
1 Leo, Storia degli St. Hai., Voi. 1, pag. 204. Ediz. fior. t84l.
2 « Quia constai non a Deo clcctuin, sed a seipso, in fraude ac pecunia impudentissime objectum. Qui ecclesiasticum subvertit ordinem ; qui christiani imperii perturbavi! regnum ; qui regi catholico et pacifico corporis et aniinse intentat mortem ; qui perjurum defendit regem ; qui inter concordes semina, vit discordiam, inter paciiìcos litcs, inter fratres scandala , inter conjuges di. vortia, et quidquid quiete inter pie viventes stare videbatur eoncussit. Nos, anctore Deo, congregati in unum, legatis ac litteris freti deceni et novem epi-scoporum, die sancto preterita lJentecostes Magunlise congregatorum , centra cumdem lldcbrandum procacissimum , sacrilegia ac incendia praìdicantem , perjura et homicidia dcfendentem , catbolicam et apostolicam iìdem de cor-pore et sanguine Domini in questionem poneotem , hteretici Berengarii anti-quum discipulum , divinationum ac somnioruni cultorein , manifestimi necro-inantieum, pytlionico spiritu laborantcm et idcirco a vera Gde cxorbitantem , judicamus canonico depooendum et expellenduni, et nisi ab ipsa sede, bis au-ditis, descenderit, in perpeluum condemnandum: « Labbe, Coite., T. X.
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