Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
•188 STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
dell'onore e della salvezza di entrambi, secondo che era giusto di fare tra padre e figliuolo. Appena io me lo vidi dinanzi, spinto dallo affetto paterno e mosso dall'afflizione del mio cuore, caddi a'suoi piedi, scongiurandolo per quella lealtà che doveva essergli guida, e per la salute dell' anima sua, a non volersi fare strumento della mia punizione, qualora i miei peccati mi avessero tratta sul capo la severità della mano di Dio; lo scongiurai parimente a non volere imprimere sul proprio nome una macchia eterna; gli rammentai come nessuna legge divina renda i figli vendicatori de' falli de' padri loro. Ma egli, bene ammaestrato nelle arti della iniquità, detesta il mal fatto, mi si prostra alle ginocchia e le abbraccia, piange e prega eh' io gli perdoni, rinnova il sacramento di fedeltà alla mia corona, e altra grazia da me non chiede che la nostra riconciliazione con la santa sede. Io assento a tutte le sue brame, rimettendo al consiglio de'principi che dovevano ragunarsi in Magonza, i provvedimenti necessarj a ciò fare. Sulla fede delle sue promesse io riposava satisfatto e tranquillo, nonostante gli avvisi che di continuo mi mandavano i miei più fidi amici, i quali mi assicuravano macchinarsi, sotto l'apparenza menzognera della pace e della concordia, per tradirmi con più sicurezza. Feci noto al mio figlio i sospetti che altri mi voleva porre nel cuore, ed egli rispose con nuove proteste e nuovi giuramenti d'affetto e di costanza. In fra tanto arrivammo a Bingen; le genti armate di mio figlio andavano sempre crescendo di numero, e il tradimento che mi si tramava contro, facevasi più manifesto anche ai meno oculati. Il mio figlio, sotto pretesto che l'arcivescovo di Magonza avrebbe ricusato di ricevere dentro la città un uomo scomunicalo dal papa, m'induce a riparare in una fortezza; mi promette inoltre di proteggere le mie faccende alla dieta; di adoperare, a difendermi, il suo credito non che il suo potere; finalmente di considerare la mia causa come fosse sua propria. Figliuolo mio, gli risposi allora, Dio solo oggi sia testimonio e giudice delle nostre più secreto intenzioni; tu sai ciò che ho sofferto per condurti al posto deve adesso ti ritrovi, e per farti crede della mia potenza; tu sai per quante tribolazioni mi è stato forza passare per serbarti
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Dio Magonza Bingen Magonza Dio
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