Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
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STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
pongo ai vostri comandamenti. —Al lacrimevole spettacolo era presente un legato Apostolico: gli chiesi se dopo di aver fatto ciò che si voleva da me, i miei giorni fossero in sicuro. Mi rispose che, oltre a ciò, io doveva pubblicamente confessare d'avere fallato opprimendo ingiustamente Ildebrando e ponendo Giliberto sul trono papale. Allora non potei più oltre dissimulare il tormento che mi dilacerava l'anima; caddi prostrato ai piedi de'miei persecutori, gli scongiurai, a nome di Dio e della loro coscienza, di accordarmi almeno un luogo determinato e il tempo necessario per difendermi e contestare la nda innocenza innanzi ai vescovi, onde accettare la penitenza che m'imporrebbero qualora mi giudicassero colpevole. Offersi loro ostaggi che rispondessero della mia docilità e della sincerità delle mie intenzioni fino al tempo determinato. 11 legato respinse le mie richieste', non volendo dirmi nè il luogo dove io fossi esaminato, nè il giorno convenevole allo esame, e solo mi rispose: Decidi da te, o non avrai speranza nessuna di poter fuggire dalle nostre mani. — In questo orribile bivio gli feci un ultima dimanda, cioè se sottoponendomi a queste nuove condizioni, la mia pubblica confessione mi frutterebbe, come era cosa giusta, il pubblico perdono e l'assoluzione religiosa. 11 legato rispose di non avere la potestà di assolvermi, e qualora volessi pacificarmi con la chiesa, essermi d'uopo andare a Roma per umiliarmi innanzi la santa sede apostolica. In tal guisa, privato del mio grado, de' miei onori, delle mie dignità, e perfino de' miei castelli, del mio patrimonio particolare e di tutti i miei beni, rimasi imprigionato in una fortezza fino a che alcuni miei servi fedeli, dopo di avermi avvertito essere intendimento de'miei nemici dannarmi ad un carcere perpetuo, e forse anco ad ignominiosa morte, s'ingegnarono di procurarmi la fuga. Presi la via che mena a Cotogna, donde cercai asilo a Liegi; e quivi pochi amici, che nella mia sciagura mi rimanevano fedeli, corsero intorno a me; e di qui scrivo questa lettera mosso dalla fiducia che mi ispirano i vincoli di famiglia che ci congiungono, e quelli della nostra antica amicizia. Vi supplico adunque, in nome di questi santi nodi, non abbandoniate nel suo atroce dolore un parente ed un amico. E quando anche essi non esistessero,
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