Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
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storia dei comuni italiani.
la potenza conferendogli il ducato di Sassonia e dandogli in moglie l'unica sua figliuola Geltrude. Riesci anche ad inimicare a Federigo la potente famiglia sveva dei Zahringen. Federigo vedendo tanti apparecchi a suo danno levò alto la testa, e senza porre tempo fra mezzo, tentò di ferire Lotario nella parte vitale. Dopo arcane macchinazioni praticate nelle città italiane e massime in Milano, le quali, rivendicate le libertà cittadine, vedevano sempre nello imperatore germanico il solo inciampo a lasciarle crescere e durare, mandò Corrado suo fratello in Italia. Costui appena comparso in Milano venne acclamato re sì dai nobili che dal popolo. L'arcivescovo Anselmo, che era fuori di città a deliziarsi ne'propri castelli, fatto ritornare, gli pose sul capo la corona di ferro in Monza ; e dopo pochi giorni la solennità venne magnificamente rinnovata nella Basilica Ambrosiana di Milano. Corrado nel suo procedere per le terre Lombarde e Toscane veniva accolto con dimostrazioni di gioia, secondo che dice un cronista contemporaneo, dai conti e marchesi di qualunque nobiltà, dai grandi e dai piccoli.1 Non mancarono tuttavia città e signori che gli opponessero resistenza, e quelle in ispecie le quali pendevano dai cenni del papa, che gli avventò contro la scomunica. Onorio oltre di avere approvata la elezione di Lotario, compiacevasi nel vederlo sommesso alla chiesa: e bene sperava del favore accordato alla casa di Baviera, i principi della quale erano stati per tanti anni sostenitori della parte pontificia in Germania, laddove in Corrado di Svevia, vedeva lo erede della dinastia Salica, la cui estinzione era stata dalla corte di Roma salutata come il maggior bene che la provvidenza potesse impartire alla fede cattolica. GÌ' Italiani all' incontro volevano Corrado, perchè non avendo nè eserciti nè tesori di suo, rimaneva a discrezione loro, come ai dì nostri un principe costituzionale dipenderebbe dalla nazione che lo mantiene. Ma in que'tempi in cui la scienza politica, ancóra nella infanzia, non aveva insegnato ai popoli come il giogo del principato torni loro più sopportabile quando un re abbia poca potenza propria, e non gli sia agevole sbrigliare gl'istinti individuali, un prin-
1 t.andnlf., Uhi. Jfediolan., cap. 59.
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