Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      storia dei comuni italiani.
      giustizia esponevano i propri casi al (luca di Lorena capo degl'interpreti; il quale le comunicava al gran ciamberlano duca di Baviera; e da costui erano recati ai piedi del sovrano. 1
      Trovavansi a que' giorni in Germania per loro peculiari faccende, AlbernandoAlamano e maestro Omobuono cittadini di Lodi. E poiché videro che Federigo intendeva di fare giustizia a tutti, atteggiati a dolore, e come voleva il costume de'tempi, recatisi due grosse croci sulle spalle, si appressarono innanzi al tribunale del re, lacrimando e gridando misericordia per la loro patria che da quaranta anni gemeva sotto la tirannia di Milano. 11 cuore di lui ne fu tòcco; promise di far tosto ragione, ordinando al suo cancelliere scrivesse una lettera ai Milanesi con perentorio comandamento di rendere la libertà ai Lodigiani; e inviò in Italia Sicherio, suo ufficiale, portatore del regio decreto.
      Costui prima di presentarsi ai Milanesi passò per Lodi. Ma la novella invece di suscitare la pubblica satisfazione, empì di rammarico gli animi di quei miseri, i quali temevano che innanzi che Federigo calasse in Italia a liberargli, quei di Milano si sarebbero vendicati distruggendo la infelice città. Scongiurarono quindi il regio legato a differire la missione fino allo arrivo del re: ma Sicherio non porse ascolto alle loro ragioni, e gonfio d'orgoglio corse a recare il decreto a Milano. Fu letto in pubblico parlamento; e fu tanto lo sdegno de'cittadini, che strapparongli lo scritto di mano, lo calpestarono mandando urli e imprecazioni a Federigo ed a tutti i barbari, in guisa che fu miracolo se Sicherio potè scampare dall' ira del fremente popolo.
      III. I Lodigiani atterriti mandarono mogli, roba e figliuoli a Pavia e Cremona città amiche; di giorno rimanevano nelle loro case, e di notte ne uscivano sospettando che i Milanesi improvvisamente assaltassero la città loro, la quale per essere divisa in borgate e priva di mura non avrebbe potuto resistere. In questa perenne trepidazione rimasero alcun tempo, simulando maggiore ossequio ai loro signori per non porgere
      1 Vedi L. Tosti, Storia della Lega Lombarda, lib. II, dove si riporta a Riccobaldo Ferrar., ec.


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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