Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
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storia dei comuni italiani.
no; molti rimangono prigioni, pochi si salvano fuggendo, e recano la dolorosa nuova al campo imperiale. Federigo, biasimando severamente gli audaci, arde di sdegno e spinge le schiere sotto le mura di Milano.
Quivi partì l'esercito in sette legioni. Difaccia a ciascuna porta pose un principe : egli accampò presso la magione de' Templari; il re di Boemia in San Dionigi; l'arcivescovo di Colonia in San Celso. Cinse gli accampamenti di steccati e di fossi, e fece gli opportuni apparecchi per condurre lo assedio, che i Milanesi erano già non meno apparecchiati a sostenere. Avevano raccolto cinquanta e più migliaja di combattenti, capitanati dai conti Anselmo di Mandello, Uberto di Sezza, Auderigo conte di Martesana, e Rinaldo marchese d'Este. Ardevano tutti di venire alle mani coli'inimico, i capi non valevano a frenarli. Una notte, uscendo taciti da una delle porte, si gettano sul corno estremo del campo, in cui era Corrado conte palatino del Reno, trucidano le scolte, e si danno a far macello dei soldati immersi nel sonno: cresce il trambusto; il re di Boemia se ne accorge, e al suono de'bellici strumenti slancia i suoi cavalieri fra mezzo alla baruffa; immenso lo scompiglio; i Milanesi non bastano a sostenere lo accresciuto numero de'Tedeschi, e si richiudono dentro la città. Gl'inimici condotti da Ottone conte Palatino, gf incalzano fin presso ad un ponte di legno che, sovrapposto al fosso, serviva di varco ad una porta, vi accatastano materie incendiabili e vi appiccano fuoco con intendimento di chiamarvi gli assediati e vendicarsi. I Milanesi sbucano fuori ; s'urtano entrambi con immane impeto; e riprincipia la strage; infine i Tedeschi indietreggiano, e gli altri ritornano dentro le mura. Giorni appresso provaronsi di assaltare il campo del duca d' Austria; offesero e furono offesi e si ritrassero dentro.
Simigliami fatti d' arme seguivano spesso; e i Milanesi con grande audacia e destrezza tolsero ai nemici tanti cavalli, che un cavallo poteva comprarsi per quattro soldi di ter-zuoli.1
L'assedio tirava in lungo; non era cenno di resa, Fede-
1 Somma die equivale a tre franchi, secondo il Sismondi elio si riporta ad un dotto numismatico milanese.
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