Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      libro teìtzo. 263
      de' figli per probità, por fede e per tutte quelle virtù che valsero a far loro conseguire l'onore, la gloria e la libertà di clic Milano godeva ; e nondimeno que' gloriosi non poterono sottrarsi allo impero transalpino, testimone la obbedienza che serbarono a Carlo e ad Ottone magni. Non avendo adunque speranza di vincere, reputava demenza provarsi più oltre di resistere, mentre altra via di salute non rimaneva che affidarsi alla clemenza del principe. E posto che avessero potuto sostenere V impeto delle armi nemiche, in che modo si sarebbero potuti salvare dagli assalti della fame e della pestilenza ? ripensassero alle spose, ai figliuoli, ai genitori. E terminava dicendo, con l'astuta protesta che adoprano sempre gli oratori di popolo, come egli non desse quel consiglio per ignavia o paura, ma perchè altra via non vedeva a schivare il pericolo della comune rovina; intanto giurava di esser pronto a morire per il popolo suo, per la città sua, e versare tutto il suo sangue per la salvezza de' Milanesi.1
      Vi furono di quelli che consigliavano di perseverare o almeno tentare una prova estrema e generale d' armi, ma erano pochi, e studiaronsi invano di stornare il popolo dai consigli del conte di Biandrate, il quale venne deputato a far pratiche di resa, frammezzantisi il duca d'Austria e il re di Boemia. Fu adunque concluso che i Milanesi rendessero la libertà a' Lodigiani ed ai Comaschi, e giurassero di non molestarli; prestassero giuramento di fedeltà allo imperatore, inalzandogli a spese loro un palazzo dentro la città, e pagandogli novemila marchi d'argento; liberassero i prigioni di guerra; i consoli eletti dal popolo venissero approvati dall' imperatore; e, per sicurtà della fedele osservanza de' patti stabiliti consegnassero nelle mani di lui trecento ostaggi. Ed egli prometteva che tre giorni dopo la consegna degli ostaggi condurrebbe lo esercito lungi dalle mura, e userebbe mode-
      1 Radevico (lil>. II, c. 40) formula questi pensieri in una orazione che pone in bocca di Guido ; ma dacché ci siamo accorti che egli studiavasi d'imitare gli storici antichi, questo e qualche altro tratto oratorio ci è parso inventato da lui e foggiato con le seste della rettorica ; e però ci siamo astenuti di riprodurlo, ammettendo come veri o probabilissimi i sensi espressi nella orazione , perchè concordano con ciò che asseriscono altri scrittori contemporanei.


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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