Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
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storia dei comuni italiani.
timo di settembre H58, i Milanesi uscirono dalla città ad implorare la grazia dallo imperatore, che s' era recato in luogo quattro miglia discosto. Guidavano la lugubre processione, costretta a passare tra mezzo alle soldatesche poste in fila lungo la via, lo arcivescovo e il clero con le croci inalberate; li seguivano i consoli e gli altri magistrali con le vesti gramagliose e coi piedi nudi; traeva poi dietro loro la plebe col capestro al collo. I prigioni furono fatti liberi, e il vessillo imperiale venne piantato in segnacolo di trionfo su la torre del duomo di Milano. Lo esercito quindi venne disciolto, le milizie ebbero licenza di tornare alle loro case, e Federigo pose ogni studio a cogliere i frutti della vittoria.
Pochi giorni dopo convocò una dieta generale del regno. Vi accorsero tutti i vescovi, i duchi, i marchesi, i conti non che i consoli delle varie città; vi intervennero parimente, invitati dal principe, i più reputati giureconsulti, fra' quali no-tavansi i quattro celeberrimi dottori dello studio di Bologna discepoli d'Irnerio, voglio dire Bulgaro,'Martino Gossia, Ugonc e Iacopo da Porta Ravegnana. Il consesso era splendidissimo. Federigo voleva con tutto lo apparato esteriore, che impone sempre sulla immaginazione della plebe, dare maggiore solennità ai propri decreti: voleva definire e stanziare i diritti dell' impero sull'Italia, com'egli diceva, o come a noi pare, l'autorità illimitata del principato. Ed era malagevole impresa dopo tanti secoli d'incessanti perturbazioni che avevano affatto cangiate le sorti de' risorgenti popoli, e dopo clic, venuto in voga lo studio delle leggi romane, il dritto feudale andava sempre più perdendo di vigore, e quindi di necessità modi-ficavasi la idea del principato barbarico difaccia a quella della prerogativa esercitata da' successori d'Augusto. A que' tempi regnava nel ristretto campo del sapere la sola Teologia, la quale aveva tanto rese a sè soggette le altre scienze, da costringerlo ad abbracciare il suo metodo, non ostante che repugnasse allo sviluppo di parecchie di esse, in ispecie delle sperimentali. Siffatto metodo, noto sotto il nome di scolastica, era un vero battagliare di parole con leggi determinate come avviene ne' duelli. Così la vittoria non sempre toccava a chi difendeva la ragione, ma a chi aveva più destrezza a maneg-
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