Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
2ÓGSTORIA DEI COMUNI ITALIANI.
isperasse prospero e pronto il successo della impresa, fu pago di ricevere mille e dugento marche d'argento, e ordinò di smettere la fabbrica delle mura, con che i Genovesi, come prima si videro minacciati da lui, avevano con incredibile ardore, lavorandovi di giorno e di notte tutti i cittadini d'ogni sesso ed età, circondata la città loro. I Genovesi promisero d'ubbidire, ma attesero a compiere le loro fortificazioni; e Federigo fece sembiante di non se ne accorgere, poiché la spina che gli turbava i sonni era Milano ; era quindi mestieri assaltarla di nuovo e sterminarla per sempre.
Inviò tosto suoi messi ai principi dello impero in Germania perchè l'accogliessero genti e calassero in Italia, e nel tempo medesimo con l'astuzia, con le promesse, con le concessioni, con le minacce, insomma con ogni argomento opportuno a sedurre o impaurire i popoli, studiavasi di svellere da Milano tutti gli antichi alleati, perchè nella vicina guerra, non avesse nò anche la speranza del più lieve soccorso. Minacciò gl'Isolani del Lago di Como, e li fe'cedere; munì Lodi di salde fortificazioni e vi pose dentro un numeroso ed eletto presidio.
XVI. Federigo nel mandare ad esecuzione la legge delle regalie, non aveva riguardo ai vescovi e agli abbati, i quali, comunque nella dieta di Roncaglia avessero assentito alla generalo rinunzia de'diritti, pretendevano che sui beni della chiesa anche feudali lo imperatore non potesse esercitare la supremazia ; mentre colui voleva che stessero soggetti anch' essi alla legge comune de'feudi, e non pago del giuramento di fedeltà che gli ecclesiastici assentivano, domandava quello di omaggio che negavano. Papa Adriano erasi grandemente insospettito delle decisioni della dieta, e pensava ai modi più opportuni per difendere la chiesa dalle nuove pretensioni imperiali : ma umiliato nella stessa Roma dal reggimento repubblicano che nìanteiievasi e prosperava, non ardiva mostrarsi ostile a Barbarossa, e parlargli con quella alterigia con la quale i suoi predecessori avevano trattati i Cesari germanici. Ma gli eventi incalzavano sì che i mal repressi umori si conversero in aperte ostilità. Cominciò il papa querelandosi che i messi imperiali contro ogni legge o consuetudine raecoglicssero negli
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