Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO TEìtZO.
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      dosi alla Germania, e seco conducendo Vittore, il quale non ricevendovi buone e liete accoglienze tornò in Italia.
      XXVII. Le città lombarde rimasero oppresse sotto la verga dei commissari o luogotenenti imperiali. In ogni dove, salvo in quelle poche nominate di sopra, furono istituiti i potestà tedeschi, che trattavano i popoli con diuturni ed inumani rigori, sì che parevano tornati i tempi calamitosi succeduti all' età in cui il seggio imperiale fu trasportato in Bisanzio.1 Di parecchi di questi efferati ministri, che torturavano, uccidevano, imprigionavano a migliaia e spogliavano tutti, la storia ha serbati i nomi alle maledizioni de' posteri. In Piacenza tiranneggiava Arnaldo Barbavaria; in Ferrara, Bellanuce; in Bergamo e Brescia, Marquardo di Grumbacli; in Parma, Ezio; in Como, Mastro Pagano; i Milanesi furono sottoposti ad un prete ribaldo, vescovo di Liegi, il quale dopo di averli divisi in quattro borgate, come sopra fu detto, tornò in Germania lasciando suo vicario Pietro Cunin, il Verre, o anche peggiore — se peggioro poteva essere un proconsole — di que' miserandi tempi; vinceva tutti per immanità d'indole, cupido, ladrone e ne' ladronecci inverecondo, assetato e sempre insaziabile di sangue, delle leggi umane e delle divine calpestatore, creatura, insomma, che alla ferocia della tigre eongiungeva la callidità della volpe così che uomo non v' era che valesse a campare dalle sue ugna laceratrici. Uno scrittore,2 fedelissimo a Federigo, e quindi punto sospetto, racconta come questi, eh' egli chiama procuratori imperiali, esigessero non solamente ciò eh' era dovuto al principe — la qual cosa, secondo lui, non avrebbe fatto nascere mali
      0 scandali nessuni — ma sette volte più del debito, opprimendo vescovi, marchesi, conti, consoli, capitani, e tutti
      1 Lombardi e grandi e piccoli. Ma i mali che sostenevano i Milanesi erano insopportabili, dacché Cunin a quegl'infelici del ricolto delle loro terre appena lasciava il terzo del terzo,3
      1 Vedi addietro a pag. 59, e seg.
      5 Acerbo Morena, figlio di Ottone, e continuatore della cronaca del padre, stampata dal Muratori nel T. VI. Rer. Ital. Script.
      3 «.....et maxime Mediolaoenscs, quibus do omnium terrarum sua-
      ruin fructibus, non nisi solummodotertium de tertio relinquebant, atqne item


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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