Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
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STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
cioè a dire la nona parte. Coloro che avevano poderi nel Cre-masco, nel Lodigiano, nel Seprio, nella Martesana, non potevano riceverne alcun frutto che era rapito dagli ufficiali tedeschi. Chiunque de' debitori altrui avesse voluto comprare l'assoluzione del debito, agevolmente l'otteneva pagandone a Cunin una parte ; aggiudicavasi i beni de' morti senza eredi ; confiscava le sostanze di quanti osassero movere lamento del suo malgoverno, taglieggiava, angariava, trattava a guisa di armento la povera plebe costringendola a lavorare ai pubblici edificj. Da essa fece inalzare ad onore del principe sontuosi palazzi, torri e castella in Noceto, Vigentino, Monza e Lan-driano : le misere genti cadevano di fame e di stanchezza; i loro gemiti, con quelli di tutta Lombardia che esecrava il Cunin, giunsero fino in Germania, e indussero il vescovo di Liegi a richiamare il suo vicario, come fece, mandando ai Milanesi un suo chierico, il quale continuò anzi rese più efferato — se pure poteva farsi — il sanguinoso governo del suo antecessore.
I Lombardi, non ostante che fossero ridotti agli estremi, tacevano, perocché speravano bene dalla prossima venuta dello imperatore, il quale avrebbe certo fatte cessare quelle enormezze che eommettevansi—credevano que' miseri—contro il volere di lui.1
XXVIII. Ed egli il dì 29 agosto dell'anno 1163, calando per la terza volta in Italia, giungeva a Lodi, dove quattro giorni dopo arrivò parimente l'antipapa Vittore. Passato alla sua fida Pavia, i Pavesi lo pregarono e col dono di molta pecunia ottennero licenza di atterrare le mura di Tortona. Vi andarono tosto a compiere la scellerata devastazione, e non contenti delle sole mura, disfecero la città tutta. Il dì terzo di dicembre, mentre Federigo recavasi a Monza, tutto il popolo Milanese di Borgo Vigentino gli si fece incontro sul cam-
Cremenses , quibus omnium terrarum suarum tertium, ac si ij>si (procurato-res) domini eoruin fuisscnt, penitus omnino antercbnnt. n
1 Imperatoria adveutum quotidie expcctabant diccntes insimnl: «Non cre-dimus hoc malum et dedecus, quod missi imperatoria nobis inferunt, ipsos ex voluntate imperatoris nobis facerc; sed bene crcdimus, quod cum impera-tor vencrit, sibi displicebit, et omnia mala, quae nobis ingerunt, penitus re-movcre faciat etc. « Id. ibid.
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