Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
2ÓGSTORIA DEI COMUNI ITALIANI.
apparecchiavasi a punire il Barbarossa fabbro delie sue traversie.
XXIX. Parecchi mesi innanzi che il pontefice facesse ritorno a Roma, gli abitatori della marca veronese, stanchi delle vessazioni de'proconsoli imperiali, deliberarono rivendicarsi in libertà, non combattendo, ciascuna città per conto proprio, contro l'imperatore eh' era potentissimo, bensì congiungendo le forze di tutte a fine di conseguire lo scopo comune. I primi esperimenti di leghe erano riesciti a buon fine ; i popoli principiavano a smettere l'egoismo municipale che fino allora era stato cagione della schiavitù di tutti gì' italici comuni ; era il tempo delle leghe. Federigo era ito in Romagna meditando di sottomettere Ancona, che era protetta o quasi soggetta allo imperatore greco ; la sua lontananza per poco rinfrancava gli scuorati popoli; per la qua! cosa i Veronesi, Vicentini, Padovani e Trivigiani segretamente ragunaronsi, collegandosi con sacramento per rivendicare que' diritti che essi fruivano sotto gì' imperatori precedenti al Barbarossa; volevano, cioè, rialzare lo spento governo municipale con tutti i diritti di regalie, tolte loro dalla dieta di Roncaglia. Animatrice della lega era Venezia, la quale benché non patisse danni diretti da Federigo, non poteva non trepidare della propria salute, dopo i nuovi principi di sovranità, che quel valorosissimo e senza fine ambizioso principe voleva far prevalere con le armi in Italia : bastavano inoltre a renderla cauta e provvida dello avvenire le parole adoperate in senso di minaccia da Federigo nel decreto con che aveva conceduti i privilegi ai Genovesi.1 Venezia era venuta in grandissima riputazione. In pace o in guerra a vicenda con 1 impero greco, e col reame siciliano, le era rie-scito sempre di frustrare gli sforzi eh' essi facevano contro l'incremento del suo commercio non che contro la sua stessa esistenza; trattava con essi, otteneva privilegi e franchige, ma li teneva sempre d'occhio come quelli che le tornavano di maggior pericolo che non fosse lo impero germanico, la dominazione del quale in Italia era stata sempre incerta. Così, amica a Guglielmo di Sicilia, in paco con 1' augusto di Costan-
1 Net diploma ai Genovesi', del quale parta Caffaro, da noi citato a pag. 29 i.
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