Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
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STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
quità ; che popoli e principi, come cavallo e cavaliere, di rado ragionarono con una medesima logica. I Romani vedevano Federigo inchinevole a liberarli dalle amaritudini della guerra — tanto più che i Pisani suoi alleati con dodici galeoni erano su per il Tevere saliti infino al ponte, e guastavano il paese e minacciavano peggio — lo vedevano avere riconfermato il senato, vai quanto dire il governo repubblicano della città ; e per questi ed altrettali beneficii impartiti o promessi nulla da loro chiedeva, tranne che riconoscessero per vero papa il suo Pasquale; piegaronsi quindi e lo acclamarono. Lieto di ciò, Federigo dal suo campo mandò deputati a ricevere il giuramento di fedeltà dal popolo di Roma.
XXXIV. Intanto i calori estivi infierivano in Roma; una violenta epidemia si manifestò in tutto lo esercito facendo strage col rapido furore d'una vera pestilenza : gli uomini cadevano come percossi da un fulmine, e in poche ore spiravano ; i convalescenti rimanevano spossati e malvivi. La morte menava la falce senza riguardo; non v' erano farmachi, non cautele, non ingegni d'arte a prevenirne i colpi; faceva egualmente strame della povera plebe e de' grandi signori. Morirono Rinaldo Arcivescovo di Colonia, Federigo di Svevia cugino dello imperatore, i Vescovi di Ratisbona, di Verden, di Spira, di Liegi, Guelfo il giovane, i conti di Nassau, Stul-tzbach, Altomonte, Lippa, Tubinga ed altri moltissimi. Barbarossa sentì l'acerbità della sciagura; glie ne accrescevano il peso i rimproveri di coloro, che lo tacciavano di avere stancata la misericordia e svegliata l'ira di Dio per essersi tanto indurato a mantenere miseramente scissa la chiesa cattolica. Un principe d' animo meno saldo si sarebbe lasciato prostrare a sì numerose e inaspettate traversìe, ma egli con maravigliosa fortezza, levò subito il campo, giunse in Toscana, passando per Pisa e per Lucca, con intendimento di ridursi in Lombardia. Sul passo degli Appennini gli piombarono improvvisamente addosso i Pontremolesi ed altri Lombardi, e dicerto avrebbe corso grandissimo pericolo se il marchese Obi zzo Malaspina non lo avesse condotto a traverso i suoi feudi della Lunigiana. A mezzo settembre pervenne incolume, ma cupamente addolorato nell' anima, a Pavia.
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