Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
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storia dei comuni italiani.
Erano giunti a Rimini, quando Pietro Traversari volgendosi indietro e vedendoli, disse a Guglielmo: « Tu mi tradisci ! tu mi hai preso come pesce all'amo ; sono caduto come uccello nella rete. » — « Quel che è fatto » rispose il Marche-selli « oramai non può disfarsi ; ma ciò non ci toglie lo andare ad Ancona e comporre la pace. » — « Tu che scomponi ogni cosa, riprese l'altro, parli di composizione? non vo'più fidarmi alle tue fraudi. » Guglielmo allora si congiunse al suo esercito e raggiunse le schiere della contessa di Rertinoro.
XLIII. Intanto nella città assediata la fame cresceva sempre, difettavano gli stessi cibi immondi, de'quali i cittadini fino allora, vincendo il naturale ribrezzo, s'erano nutriti; mangiavano cuoi bolliti, ortiche marine, all'aridità della fame ingegnavansi di provvedere con vino ed aceto, ed era peggio. Quegl' intrepidi guerrieri parevano cadaveri mo-ventisi, procedevano barcollando a guisa d' ebbri, urtavano ora da questo or da quel lato ed appoggiavansi ai muri con le braccia per spossatezza pendenti. Ma quando il suono de'bellici strumenti gli chiamava a combattere, il vigore sovrumano dell' anime riaccendeva nuova e momentanea vita ne' corpi, e con tanto impeto precipitavansi alla zuffa da far pensare agli inimici non fosse vera la estrema penuria della città. Sopra tutti erano pietosissimo spettacolo le madri, le quali come forsennate giravano per le vie stringendo fra le braccia i pargoletti che mettevano acutissime strida; cadevano esse moribonde, e i pargoli seguitavano a brancolare sui freddi cadaveri materni e spiravano con le labbra attaccate agli aridi petti. Lo antico scrittore, che ci è guida nel descrivere i casi presenti, narra, fra i tanti, un fatto, che quantunque sia stato riferito da moltissimi raccontatori delle cose d'Italia, verrà da noi ripetuto; e tanto più che celebrando la virtù di quelle antiche cittadine in tempi di nazionali sciagure, ne sentiranno forse vergogna le degeneri donne de'tempi nostri, le quali in ogni occasione di pubbliche calamità qualora con le loro querule carezze non castrino le anime degli uomini, li coprono di vitupero accogliendo tra le braccia impudiche i carnefici tinti del sangue della patria. Divina cosa b la donna in tempi di patria virtù e di santi
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