Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
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storia dei comuni italiani.
rispose con aspre ed arroganti parole; e rimproverandogli le persecuzioni con cui per tanti anni aveva travagliata la chiesa, dichiarò che innanzi di ragionare di pace era mestieri abiurasse Io scisma, e pentito e confesso de'propri peccati, s'inchinasse dinanzi ad Alessandro. Lo imperatore represse lo sdegno; non essendogli per anche arrivate le nuove milizie dalla Germania, reputava imprudente partito rinnovare con qualche atto di aperta violenza un pericolo, dal quale con miracolosa fortuna erasi dianzi liberato: protestò quindi essere inchinevole ad affrontare ogni sacrificio per sanare le piaghe della chiesa. Disse; ma nulla fu concluso: i legati tornarono a Roma, e le genti della lega ai loro focolari devastando per via le terre de' Pavesi e de' Comaschi.
XLVII. Mentre i fatti d'armi in Lombardia rimanevano sospesi, Cristiano di Magonza con le milizie toscane e con parecchie schiere di Romagnuoli condotte dal conte Guido Guerra, pose l'assedio a San Casciano, castello guardato da trecento cavalieri bolognesi. Non potendo tosto averlo fra le mani, durò tanto dando il guasto a que'dintorni che i consoli di Bologna, ottenuti soccorsi dai Milanesi, Bresciani, Piacentini, Bergamaschi, Cremonesi, Reggiani, Modanesi, Veronesi e Padovani, si mossero per cacciar via l'inimico. Liberarono difatti il loro territorio, ma caduti in una imboscata presso al castello di Britti, sgominaronsi, mentre i difensori di San Caschinolo incendiarono, e ripararono a Bologna. Temevano il ritorno del feroce arcivescovo, che non tanto per conquistare quanto per tenere vivo lo spirito guerriero ne' popoli che seguivano parte imperiale, compiacendo alle costumanze dei tempi, scorrazzava le contrade più presto da assassino che da condottiero di milizie ordinate.
Intanto che gli arcivescovi di Colonia e Magdeburgo in Germania raccoglievano un nuovo esercito, Federigo fece a sè venire in Pavia i deputati di Genova e di Pisa, onde por fine alle loro interminabili guerre. Impose loro la pace, partì fra loro la Sardegna, la sovranità della quale aggiudicavansi fino allora i Pisani per virtù della primitiva concessione papale; ordinò che i Lucchesi distruggessero Viareggio, i Pisani non battessero moneta col conio di quella di Lucca, si facesse
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