Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      storia dei comuni italiani.
      ammira e a loro si affida o da loro si lascia animalescamente condurre. A far proseliti fra gente siffatta sguinzagliò Federigo i suoi faccendieri e ciurmadori politici, i quali largheggiando di stemperate promesse, in poco tempo indebolirono il vincolo giurato a l'ontida. E con tanto maggior detrimento per il bene de'popoli, quanto essendo i nobili corsi primi alla guerra e mostratisi oltremodo prodighi del proprio sangue a prò' della patria che li rimeritava di gratitudine, le loro insidie erano meno sospette ; e però la propaganda imperiale che essi facevano, procedeva salda, rapida, efficace.
      Le città cominciarono a scindersi dalla lega. Prima tra tutte — lasciando stare Como che a farlo, come si è detto, non aspettò le fortune della guerra — a staccarsi dalla grande società de'Comuni fu Cremona. Se nell'anno che precesse la battaglia di Legnano, si era fatta notare di tepidezza verso la causa della libertà, appena Milano ebbe conseguito gli onori della vittoria, svegliossi nel cuore de'Cremonesi la vecchia gelosia. Agli aizzatori fu agevole suscitare gli antichi odj; ed erano appena corsi due mesi dalla sconfitta di Federigo, allorché i Cremonesi con lui separatamente concordarono. Federigo, purché li staccasse dalla lega, avrebbe loro concesso l'impossibile, sperando, come veramente avvenne, che lo esempio di Cremona si trascinasse dietro altre città e rompesse quell' ammirabile unità d'interessi e di voleri che fino allora aveva formata la forza invincibile della federazione. Adunque il dì 12 di dicembre del 117G presso alla chiesa di Santa Agata, Corrado Bellaluce commissario imperiale giurò sugli evangelj santi a nome di Federigo che non contribuirebbe nò con l'opera nè col consiglio alla distruzione della città, del vescovato e di tutti i luoghi pertinenti a Cremona; inibirebbe formalmente che altri il facesse, e presterebbe aiuto ai Cremonesi nelle guerre. Transitando per lo stato, non vi farebbe danno nè fraudolenta dimora. Non uscirebbe d'Italia finché i Cremonesi non si fossero pacificati coi Lombardi, o avessero tante forze da potersi difendere da ogni aggressione. In caso di guerra, anche dopo la pace conclusa coi Lombardi, qualvolta i Cremonesi gli chiedessero ajuti, l'imperatore stesso si obbligherebbe a venire a soccorrerli con mille militi oltra-


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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