Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO TE11ZO.
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      i fratelli stava per perire fra mezzo alla tempesta, nel bujo della notte ha visitata, e loro che affatto disperavano della propria salute ha confortati dicendo: Abbiate fiducia, sono io; non temete. — Al comando di tal voce, il vento della tribolazione quietò, ed abbonacciaronsi i flutti della persecuzione. Che per opera di lui, che muove a suo arbitrio i voleri de'principi, e ordina e dispone, secondo che gli aggrada, i cuori dei re, lo imperatore romano, il quale non aveva mai voluto prestare ascolto alla pace, adesso, rimutatosi in altro uomo, la chiede, ed affettuosamente implora dalia chiesa quella concordia ch'egli aveva finora spregiata. Sia benedetta la gloria del Signore nel suo luogo santo 1 Ecco la pietra, rifiuto degli edificatori, diventata angolare e collocata in cima allo edificio della chiesa. Ciò non è l'opera dell'uomo, ma quella di Dio, essendo cosa mirabilissima agli occhi nostri come un prete vecchio ed inerme abbia potuto resistere al furore teutonico, e senza guerra prostrare la potenza dello imperatore. Portentoso avvenimento operato da Dio perchè sia confusa la umana superbia, e tutto il mondo conosca manifestamente essere impossibile pugnare contro al Signore; dacché il solo Altissimo è il vero dominatore della terra, e a cui gli aggrada, dispensa il potere. E comecché lo imperatore ci abbia richiesto in Anagni di pacificarsi con la chiesa e col re di Sicilia, nostro figlio dilettissimo in Cristo, proponendo di volere trattare, voi assenti, con noi soli, noi nondimeno pregiando fermamente lo ardore verso la fede e la divozione che verso noi avete mostrato, e considerando altresì che dei vostri petti avete fatta salda muraglia alla casa di Gerusalemme, e pugnato strenuamente per la salute della chiesa e la libertà dell' Italia, non volemmo accettare 1' offerta, perocché essendoci voi stati compagni nelle tribolazioni, ci siate compartecipi nella letizia. Onde noi senza badare all' onore della dignità nostra, alla infermità dogli anni, ai pericoli del mare che veramente ci mettevano paura,1 non abbiamo temuto di esporre noi e i nostri fratelli ad ogni rischio e travaglio, e
      1 Aveva ragiono il papa di tremare al pensiero di mettersi in mare, memore della tempesta che lo aveva gettato sullo costo della Sicilia. Vedi addietro, pag. 301.
      Storia dei Comuni italiani.
      — 1.
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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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