Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBRO QUARTO.
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consoli. Un anno dopo rimutarono, ed elessero a potestà Sacco de' Sacchi lodigiano; ma non avendo egli accettato l'ufficio, e il comune essendo per ciò rimasto privo di governo, quei della Credenza di Santo Ambrogio tornarono allo esperimento del potestà. E perchò tre parevano pochi, ne elessero cinque; e non giovando questo accrescimento di numero, l'anno appresso crearono due potestà milanesi, i quali, comecché fossero uomini destri e vigilanti, non valsero a dominare la procella sempre desta, ma pur allora scoppiata con nuovo furore, sì che i Gagliardi furono costretti a fuggire da Milano.
Riparati presso Barazzola nel territorio di Monza, elessero i consoli del comune, e guidati da quelli, fecero guerra alla plebe che predominava in Milano. Il combattimento seguì fuori la città in un luogo detto Prato Comune; e se è da prestarsi fede ad uno scrittore che è in voce di fantastico là dove tocca di fatti non contemporanei, fu guerra, o zuffa di schiaffi, di pugni e di calci.1 Ma non perciò i fuorusciti poterono riacquistare la patria ; mentre il popolo sperò di aver trovato un modo di governo che soddisfacesse componendolo di un potestà forestiero, e dei magistrati del reggimento consolare, non esclusi i consoli del comune.
Pochi anni dopo rifoggiarono con nuovi ingegni il governo e crearono dodici potestà tutti militi di giustizia e forse Milanesi. E fu provvedimento in che forse convennero tutto le fazioni, una delle quali, cioè la plebe, domandava il potestà perchè in esso vedeva un protettore, o quello che ne'tempi posteriori in quasi tutti i comuni italici fu detto capitano del popolo ; i nobili volevano il reggimento consolare. Onde sembra che i dodici predetti potestà avessero anche il nome di consoli. 2 L'anno dopo mutarono ancora o crearono quattro
1 « Et pugnatimi fuit ad alapas , ad capeltos, ad brachia a mane usque ad vcsperas ; et innumerabiles vulnerati sunt aut super oculos, aut super den-tes ; multi confrati sunt in spatulis et lateribus ; et facto vespere domum re-dicrunt. n Galvan. Flam. loc. cit.
2 Vedi presso il Baluzio , T. II , pag. 662, una lettera d' Innocenzo III del 1212 ai consoli e al popolo di Milano. In essa il prepotente pontefice minaccia ai Milanesi, rei di avere ospitato parecchi eretici, e di osteggiare gli arcivescovi (i quali dopo il 4186 avevano perduto il diritto di creare il visconte, perchè 1' anno innanzi Federigo aveva al potestà concesso i poteri di conte), la conferma della scomunica già fulminata dal legato apostolico.
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