Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

Pagina (426/593)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      3'JOSTORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      statuti, e dove questi non avessero provvedimenti per la novità del caso, era prescritto di ricorrere al diritto romano.
      XVI. Di più savie istituzioni che non avessero gli altri comuni lombardi forse godeva Bologna, dove la risorgente sapienza de'romani legislatori era mestieri che accelerasse il progresso dello incivilimento, cominciando dallo spingere a maturità gli ordini civili.
      Finche in Bologna si mantenne il reggimento consolare, capi dello stato, secondo la universale costumanza de'grandi comuni, erano i consoli. Istituito il potestà, o come viene chiamato nello antiche scritture, il pretore, a lui fu affidato il supremo potere. Non pare clic le perpetue mutazioni che osservammo nell'ordinamento politico di Milano, seguissero così spesse in quello di Bologna: nondimeno anche quivi troviamo posti nella suprema magistratura ora i consoli, ora il potestà, e talvolta questo e quelli congiuntamente. Tre erano i Consigli, il maggiore o generale, il minore o speciale, e quello di Credenza. La città era partita in quattro tribù. Nelle calende di dicembre i consoli o il potestà convocavano i Consigli, nei quali si tiravano a sorte—con modo alquanto complicato,1 ma non al pari di quello che poscia venne introdotto in Venezia — quaranta elettori, vale a dire dieci per ogni tribù. Costoro si ritiravano in luogo segreto ed eleggevano centocinquanta consiglieri per ciascuna tribù, formanti un Consiglio di seicento. Erano eleggibili tutti i cittadini, esclusi gli esercenti arti vili, e coloro che non avessero compito il loro diciottesimo anno. Era libero ricusare l'ufficio. Dentro tre giorni, dopo fatta l'elezione del Consiglio generale, eleggevasi nel modo medesimo quello di Credenza, nel quale entravano tutti i dottori di legge. Chi era elettore d'un Consiglio non poteva entrare nell'altro. Il capo dello stato convocava a suono di campana o di tromba i Consigli, quando separatamente, ecivitatis, vel legem Lombardorum, vel legem Roinanam. » Giulini, Parto VII, lib. XLIX
      1 Chi vorrò più minuti particolari intorno al modo d'elezione, vegga il Gbirardacci, Wstoria di Bologna, lib ti, edizione del 1590 , al quale mi riporto rispetto alla forma di governo del Comune bolognese, avvertendo che Io scrittore, siccome era uso de' suoi tempi, non nota le epoche preciso delle varie riforme.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

Pagina (426/593)






Bologna Bologna Milano Bologna Consigli Credenza Consigli Venezia Consiglio Consiglio Credenza Consiglio Consigli Lombardorum Roinanam Parto VII Gbirardacci Wstoria Bologna Comune