Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
3'JOSTORIA DEI COMUNI ITALIANI.
il giudice esecutore delle sentenze, e il questore. Per essere elettore e'sembra che fosse mestieri di un censo, o dirò meglio di pagare venti soldi all' erario. Per la rielezione era richiesto lo intervallo d'un anno; e niuno poteva essere eletto magistrato se non per quella tribù, dove avesse domicilio. La finanza era nelle mani d'un tesoriere che pagava gli stipendi ai pubblici ufficiali. Quando i'dazii ordinarii non servivano alle spese del comune, il Consiglio imponeva un balzello straordinario a seconda degli averi di ciascun cittadino. Il Consiglio maggiore stanziava in modo generale l'obbietto delle ambasciate, e quello di Credenza poneva in iscritto le istruzioni, dalle quali gli ambasciatori non potevano dipartirsi.1 Le
1 Per dare un esempio delle Istruzioni che i Comuni davano ai loro ambasciatori, addurrò un documento, che fu tratto dall'Archivio delle Rifor-magioni di Firenze e pubblicato da Flaminio del Borgo, Diplomi Pisani, e riferito tradotto, come qui lo riporto , dal Fanueci, lib. II , cap. S.
« Vadano gli ambasciatori commessi Uguccionc Lamberti di Bonone e Pietro Modano colla benedizione di Dio all' Imperatore Alessio III di Costan -tinopoli ; e se gli presentino in nome di tutta la città , e del conte Tedice Potestà dei Pisani, e di tuttoquanto il popolo Pisano. Comincino dal rammentargli la fede, la divozione, l'affetto e il servizio clic la città di Pisa esibì al sacro Impero di Costantinopoli ; e che onori grandi, benefizj , benevolenza, e grazia somma la nostra città, e i suoi popoli hanno sempre conseguito dai suoi antecessori in quell' impero. Gli dicano che sta a cuore, ed è di ferma volontà del Potestà di Pisa e di tutto il popolo , di manifestare pura fede, divozione e sincero servizio a sua Maestà , ed a tutto il suo Impero. E giacche piacque alla sua santità di significare , per mezzo di suoi ambasciatori mandati alla città di Pisa, che essa inviasse deputati alla Maestà vostra ; benché la città in quel tempo gravata di affari massimi, implicata in molte inquietudini, non mandasse i suoi deputati, contuttociò, permettendolo adesso la grazia divina, siamo spediti deputati ambasciatori dal Podestà dei Pisani alla Santità vostra per ascoltare o per obbedire i vostri comandi, e per promettere il servizio, la fedeltà e la riverenza della città di Pisa verso la Santità vostra, e tutto quanto esaltare, ed aumentare 1' onore del- vostro Impero ; cosi che voi dobbiate diffonderci la vostra grazia, dimostrarci il vostro buon volere, ed aumentarci le onorificenze.
Ed in questa maniera accorta procurino i Deputati che il detto Imperatore dica prima loro la sua volontà, di quello che essi gli manifestino altra cosa ; e dicano che P oggetto di essere avanti di lui si è, perchè esso significò a Pisa che gl' inviasse i suoi deputati. E gli.dicano che la città desidera di avere la sua grazia , e di ricevere onore, mercè sua, in tutto l'Impero magnificamente e decorosamente appunto com'egli è altissimo e magnificentissimo. E con linguaggio tale saggiamente e con molta ornatezza, gli aggiungano quelle cose che adesso veniamo ad imporgli specialmente *, ma lo facciano scaltramente a suo luogo e tempo ; e secondo che troveranno P occasione, chiedano e procurino e si studino sempre di ottenere.
Chiedano all' Imperatore che i Pisani non debbano pagare verun dazio di commercio in tutto il suo Impero : e se non potranno ottenerlo, procurino che si paghi soltanto il solito quattro per cento, e meno ancora, ae sarà
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