Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
¦i'òs StoRIa dei comuni italiani.
danni, era reso impotente della cooperazione del papa, che dal Vaticano, come sopra dicevo, soffiando dentro il fuoco delle passioni de' popoli, apriva improvviso Un abisso sotto i piedi del più valoroso esercito abbacinato dalla lugubre luce de'fulmini della chiesa. Conseguire quindi il reame normanno a Federigo sembrava il maggior trionfo della sua politica di pace. E per condurvelo con certezza e speditamente la sorte non poteva meglio disporre le cose. Guglielmo II non aveva figli. Erede del regno era una sua zia chiamata Costanza, figliuola postuma del re Ruggiero. I Siciliani — intendo i baroni, perocché nelle monarchie feudali il popolo va considerato come classe, dove più dove meno, ma sempre passiva— erano avversi alla tedesca dominazione. Per la qual cosa, allorché da parte dell' imperatore fu fatta la richiesta della mano di Costanza per il principe Enrico, gravi furono gli ostacoli. I grandidel regno, che depressi sotto Guglielmo il Malo,' gli orano insorti contro, affine di costringerlo ad abolire molte leggi tirannesche ed osservare le vetuste consuetudini2 avevano,regnante il figlio, ripresa l'autorità convenevole all'aristocrazia d'un regno costituzionale. Ma si opposero invano al matrimonio della loro principessa con lo erede del trono germanico. A quanto sembra, Federigo aveva vinti con doni e larghissime promesse i più potenti cortigiani, e in ispecie l'arcivescovo Gualtieri;
' È vecchia e popolarissima tradizione in Cicilia che Guglielmo il Malo fosse cosi cupido di danaro che ne emiinse affatto i suoi sudditi, introdusse la moneta di cnojo, raccolse con crudele severità tutta la moneta di metallo esistente nell' Isola, la seppellì nelle viscere della terra facendovi sopra passare un fiume. Fra gli altri mezzi , da lui adoperati per chiarirsi se alcuno serbasse danaro, dicesi che un di facesse esporre in pubblica vendita a lievissimo prezzo il suo più bel cavallo arabo. Un giovhie signore dopo alcuni giorni recò il prezzo, ma invece di ottenere il cavallo, fu preso e condotto innanzi al re. Interrogato da costui in che guisa si fosse procacciato il danaro, rispose la bellezza del cavallo averlo cosi forte tentalo ch'egli aveva frugato oel sepolcro del padre per eslrarne la moneta che, secondo I' uso, si poneva nelle tombe. — Nessuno conosceva il luogo del tesoro. A Guglielmo il Buono veone fatto di trovarlo; onde egli, tribuendolo a insigne favore del cielo, eresse sul luogo medesimo, dove ora è la città di Morreale a quattro miglia da Palermo, una sontuosissima chiesa. Cotesta favola forma il soggetto d' una pittura che i monaci Benedettini ai quali appartiene la chiesa , fecero eseguire nella scala del contiguo monastero, nei primi aoili di questo secolo, da Giuseppe Velasqlies, insigne pittore palermitano.
! Ugo Falcando: fUstoria Siculo cit. da P. Gianuone, libro Xlf, cap. 5.
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