Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO QUARTO.
      4-27
      Ai consoli e ai potestà delle città, de'castelli, e dei borghi era dato tempo fino a calende del prossimo gennajo per far giurare ai loro colleghi nel reggimento del comune, e a cinquanta almeno de'consiglieri, i patti di comune concordia fermati; i quali dovevano fra due mesi essere anche giurati da tutto il popolo, vale a dire da tutti i cittadini d' ogni classe dai diciotto ai sessanta anni, giuramento che doveva rinnovarsi in ogni quinquennio. I vescovi, i conti e i nobili dovevano fare egualmente giurare tutti i militi e pedoni delle loro terre; i nobili e i conti far giurare anche i loro figli e figliuoli de' figli, dell'età di anni quattordici in su. 1 rettori avevano arbitrio di aggiungere nuovi provvedimenti a quelli fermati nelf atto solenne o abrogarne alcuno che ostasse allo scopo supremo della lega. Ai componenti di essa era inibito di fare atto politico di nessuna specie senza lo assenso de'rettori; e tutta la società non poteva riconoscere imperatore, o veruno nunzio o legato d'imperatore, di re, di principe, di duca, di marchese, senza speciale comandamento della Chiesa Romana. La Chiesa poteva richiedere il soccorso della lega a ricuperare i beni sui quali avesse diritto, ma la lega non era tenuta a secondarla ove le pretese di quella concernessero legittimi possedimenti di qualche membro della federazione. Il papa aveva potestà di scemare o accrescere alcuna cosa ai patti giurati, ma col consenso de'rettori, adunati insieme e deliberanti senza frode o violenza. Se il papa o i cardinali non adempissero gli obblighi loro verso la lega fine a calende di gennajo prossimo o ad altro termine ragionevolmente da' rettori assegnato, la Chiesa verrebbe considerata come non faciente parte della lega.
      La giurarono Firenze, Siena, Lucca, il vescovo di Volterra — eh' era anche signore temporale della città — Prato e Samminiato; si lasciò luogo, ove vi volessero aderire, a Pisa, Pistoja, Poggibonsi, ai Conti Guidi, ai Conti Alberti, e ad altri comuni e nobili toscani. Nel mese di dicembre i consoli d'Arezzo recaronsi a Firenze a prestare il giuramento. Nel gennajo dell' anno susseguente vi si ascrissero il Conte Guido Guerra, e il Conte Alberto, il quale pose la condizione di non far guerra ai Semifontesi osteggiati dai Fiorentini. Quei delStoria dei Comuni italiani. — 1. 40


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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