Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
libro quinto.
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finalmente si sottopose prestando il debito giuramento in mano del cardinale Ottaviano vescovo d'Ostia. Indi il papa gli comandò di partirsi; e lo spodestato barone tornò alle natie dolcezze della Germania.
Innocenzo, ricuperato Spoleto, Assisi, Foligno, Gubbio, Civita Castellana, sottomessi al suo imperio tutti i signori delle terre e castella, e visitate le città principali, in questa estirpando abusi, in quella concedendo privilegi, satisfatto della prima bellicosa impresa del suo pontificato, tornò a Roma.
III. Afforzato il dominio della Chiesa, per ovviare agli eventi eh' egli prevedeva tremendi, pose l'animo innanzi tratto a correggere quelli che a lui parevano inconvenienti nella lega toscana; cosa agevole allora ch'ella si trovava nella infanzia. Come si è di sopra veduto, i comuni toscani, collegandosi con "quell' ordinamento, non intendevano sottoporre la libertà loro a nessun principe; consideravano il pontefice come semplice parte della federazione, e in grazia del suo sommo grado, lo chiamavano protettore.
Ad Innocenzo, il quale, qual vicario di Cristo, si reputava effettivamente chiamato a mestare ne'negozii di tutte le nazioni e in ispecial modo in quelli de' popoli Italiani,1 non poteva piacere la costituzione della lega così come era nel suo primo getto. Per la qual cosa scrisse ai suoi legati la riformassero in modo da non essere in detrimento degli interessi e della dignità della Chiesa.2 E come vide che Pisa ricusava
1 « Sicut ad universas proviocias nostra prnvisionis acies extendere de-beamus , specialiter tamen Italica nos convenit solicitudine providcre , in quaChristiana; religionis existit et Apostolico: sedis primatnm, sacerdotii et regni simul prseminet priocipatus. » Innocent Epirt. lib. I. 401.
3 I rettori si accorsero tosto de' disegni del papa, e alle prime usurpazioni eh' egli tentò di faro , mostraronsi recalcitranti. In un' occasione scriveva loro sdegnosamente. « Mirari cogimur et moveri quod ea de nobis profana quadam facilitate scntitis quae fiiii de patre, Christiani de Apostolico sentire non debent .... Vos enim non solum sentire sed etiam dicere jam praisu-mitis quod nos in fraude procedentes et dolo. . . . per quod non modicum murmur et scandalum contea Romanam Ecclesiam inter Societatem Thuscia; suscitatis , sicut ex literis dilectorum filiorum 1*. Basilica; XII Apostolorum, et B. II. S. Petri ad Vincola Presbitero™ in Card. Legatorum nostrorum acce-pimus , qui manifeste fateotur quod ex hoc nota nobis infidelitatis et levitatis ascubitur. — Si vero factum vestrnm cupitis apost. protectionis munimine roborari, sine quo validum esse non potest , ne, si forte veutus tempestatis insurgat, diruat ajdilìcium , quod super arenam inveuerit fabricatum , cumStoria ilei Comuni italiani. — 1.
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