Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
libro quinto.
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lo.1 Patto funesto il quale fu una delle cagioni che accese quello immenso incendio di guerra in cui rimase consunta la casa di Svevia. Ma per allora era necessità inevitabile, imperocché il fanciullo Federigo era cinto da gravissimi e numerosi pericoli interni ed esterni: e già il fiero Marqualdo, ribelle agli Svevi da cui fu singolarmente beneficato, aveva invaso il regno, e non più dissimulava il pensiero di rapire il irono a chi non poteva difenderlo.
Costanza presentendo vicinissima la morte, fece testamento, col quale istituiva Papa Innocenzo tutore del figlio con un annuo onorario,8 e consiglieri e educatori di lui gli Arcivescovi di Palermo, di Monreale, e di Capua, e il cancelliere Gualtiero. Cotesta egregia donna fini di vivere verso la fine di novembre, compianta da tutti i Siciliani, rammentata con gratitudine dalla più tarda posterità, e tenuta come santa.
V. Qual tesoro, per virtù del riferito testamento, avesse posto la sorte nelle mani del pontefice, per allora nè anche Innocenzo poteva sospettare. Tuttoché Federigo fosse stato eletto re de' Romani dalla dieta germanica tremante sotto il ferreo giogo di Enrico, morto costui, sorsero d'improvviso tanti e tali ostacoli che nessuno poteva indursi a credere che sul trono imperiale fra tanto conflitto d' ambizioni, d'inganni e di violenze, potesse sostenersi un fanciullo di tre anni. La fanciullezza del quarto Enrico avea lasciata tristissima ricordanza; i principi e 1 popoli, di qualunque partito si fossero, tremavano al solo pensiero che simiglianti scene potessero rinnovarsi. E di ciò dovette accorgersi chiaramente Filippo, dopo che, tornato in Germania per far riconoscere l'autorità del nipote, re de' Romani, cominciò a darsi briga a fine di ottenere per sè la corona. E già, vivente ancora Costanza, egli erasi ritirato in Isvevia, dove aveva assunto il governo dello impero a nome di Federigo. Congregava diete, dava investiture, concedeva privilegi, blandiva, minacciava, af-
1 Per intendere quali e quanti fossero questi singolarissimi privilegi , che modificati no' tempi posteriori, durano fino ei di nostri, vedi Rosario di Gregorio , Considerazioni sulla Storia di Sicilia.
8 Tari tre mila o trentamila. Il tari di Sicilia , pari al carlino di Napoli, oggi equivale a mezza lira toscana.
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