Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBRO QUINTO.
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impero perchè cedessero ad Ottone, e lui salutassero re, lui solo manifestamente voluto da Dio.
Ad llalberstadt Ottone in una generale dieta venne acclamato. In altra ragunanza a Francoforte sul Meno gli furono consegnate le insegne dello impero. Quivi in pieno consesso s'appresentò Beatrice figliuola di Filippo, chiedendo vendetta per lo assassinato genitore. La bellezza,la dodicenne età,l'ingenuo dolore dell' orfanella commossero tutta 1' assemblea. L'imperatore pose al bando dello impero, degradò e spogliò degli averi il conte di Wittelsbach e i suoi complici, ed accettando la proposta già fatta dai legati papali e da lui rifiutata a Quedlimburgo, promise di sposare la giovinetta. Da prode cavaliere e da giudice giusto mantenne poi religiosamente l'una e l'altra promessa. Lo assassino fu inesorabilmente punito. Beatrice fu salutata imperatrice in Wurtzburgo.
La Germania auguravasi lunga pace, e godeva. De' comuni italiani alcuni spedivano ambasciatori per fare atto d'omaggio al nuovo Cesare; altri aspettavano a vedere i primi atti del suo governo, il più potente di tutti, cioè Milano, accettava patti e promesse.1 II solo papa Innocenzo forse non era tranquillo. Ottone, appena riconosciuto re, avevagli scritte risentite parole contro Federigo di Sicilia, accusandolo di macchinare disegni a fine di perturbare l'Alemagna. Federigo era minorenne, il papa era tutore, e quindi tenuto a rispondere del governo del pupillo. I Siciliani, e come uomini d'isola, cioè tenacissimamente affettuosi alla terra natia, e perchè memori del breve ma sanguinoso regno d'Enrico, abborrivano dalla congiunzione del reame con lo impero. Il rimprovero d'Ottone adunque andava a ferire diritto l'animo del papa, lui solo voleva avvertire, o per dir meglio, indurre a fare un atto solenne d' assicuranza, allorché, significandogli i sospetti contro Federigo fanciullo, lo pregava di non volergli prestare soccorso nè d' opere nò di consigli. Il pontefice gli rispose tosto: Federigo essere vassallo della Chiesa romana e come tale non muoverebbe passo senza il consenso di quella; il Papa essere tenuto a proteggerlo e come signore e come tutore nelle cose spettanti alla conservazione del regno. Vivesse
1 Trist. Calchi, Ilist. Palr.
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