Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
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storia dei comuni italiani.
di leggi imperiali romane e chiose d" antichi dottori risposero dichiarando la Chiesa usurpatrice de'beni dello impero; Federigo illegalmente occupatore del reame siciliano; a Cesare correre il debito di rivendicare ciò che era dello impero.
Il pontefice gli spedì un' ambasceria di vescovi e di abati sotto la direzione dello arcivescovo di Pisa, il quale essendo dottissimo nel giure civile e nel canonico poteva vittoriosamente confutare le sottigliezze de' dottori di Bologna. Invano sforzaronsi di persuadere Ottone ad astenersi dallo ingiusto proponimento e mostrarsi grato verso colui, che nei dì del pericolo, mentre era da tutti tradito o abbandonato, lo aveva con eroica costanza difeso e sostenuto; invano rammentaron-gli la santità del giuramento. Ottone rispose cortesi parole, protestò d'amare grandemente la Chiesa e il suo capo, averne dianzi porto testimonianza dando la caccia agli eretici paterini e punendoli senza misericordia :1 ma sentendo tutta la gravità de'proprii doveri, rimaneva irremovibile nel concepito disegno. In tal modo accommiatò i legati, e si mosse con un formidabilissimo esercito di Tedeschi e d'Italiani.
Prese Orvieto, Perugia, ed altre terre da Innocenzo già ridotte all' obbedienza della Chiesa. Ai Viterbesi che non vollero cedere, devastò i campi. Tutto il territorio della Santa sede brulicava d'armati, le comunicazioni con Roma erano intercette.
A tanto strazio Innocenzo si sentì venir meno la pazienza. Colui eh' egli credeva pecorella smarrita, erasi fatto lupo, e minacciava alla Chiesa danni maggiori di quelli che le avevano arrecato gli abborriti Svevi. Non v' era più tempo da perdere, bisognavano efficacissimi provvedimenti. Scrisse quindi ad Ottone rammentandogli i beneficii di cui lo aveva ricolmo la sedo apostolica, i giuramenti fatti, il dovere che il vicario di Cristo aveva di difendere i beni della chiesa con la spada spirituale,8 di combattere, cioè, le aggressioni imperiali coi fulmini della scomunica.
Ottone gli rispose breve, ma pacato, ma fermo. Disse nou
* Lo aveva già Fatto a Ferrara , dovè pubblico severe leusi. Muratori, «11' anno 1828.
5 l'arolo della lettera d'Ianoceuzo.
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