Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
libro quinto.
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permanente : i duo potentati facevano tregua, ed afforzatisi di nuovo, tornavano alle armi. Per riaccendere la guerra non era mestieri trovare nuovi pretesti. Nella primavera quindi del t214 scoppiarono le ostilità nel Poitou, e nella contea d'Angiò. Gli alleati vi condussero un esercito di centocinquanta mila uomini; formidabile era anche quello del re di Francia. Il di ventesimosettin^o di luglio seguì a poche miglia da Lilla la celeberrima battaglia di Bovines, nella quale i collegati rimasero sconfitti, e Ottone ebbe la fortuna di scampare fuggendo, e riparando nella sua fida città di Colonia. Lo accolsero que''cittadini, ma credendo la sua presenza di sommo pericolo alla terra, lo pregarono si partisse. Ei ricevè seicento marchi d'argento, o come altri affermano, travestito da cacciatore per sottrarsi dalle mani de'creditori, si allontanò da Colonia; e ridottosi ne' suoi stati ereditarli, quattro anni dopo moriva, pentito delle proprie colpe, o sul letto di morte prosciolto dalla scomunica e pacificato alla Chiesa.1
Disimpacciato dalla molestia del rivale, trionfante d'una poderosissima lega, Federigo ormai poteva considerarsi come incontrastato signore di tutto il territorio dello impero. Congregata una dieta in Francoforte, fece giurare obbedienza a tutti i principi-, e promettere che dopo la sua morte eleggerebbero il suo primogenito Enrico, nel tempo stesso che in Strasburgo con un diploma riprometteva al papa d'essere pronto a cedere la corona di Sicilia a suo figlio, affidandone la tutela al papa stesso. Perfido operare era questo, se pure a que' tempi la perfidia principesca non era coonestata dalla dottrina della restrizione mentale. Federigo frattanto andò ad Aquisgrana, dove fra numerosissimo stuolo di principi e prelati, Sigifredo, arcivescovo di Magonza e legato apostolico, gli pose sul capo la corona.
Il dì dopo lo scolastico di Xanten predicò la crociata e con veemente eloquenza accese i cuori delle genti ad accorrere a Terra Santa. Federigo non volle mostrarsi da meno de'suoi grandi vassalli, e prese la croce senza bene considerare la gravità di un tanto passo, che lo legava solennemente
1 Vedi 1' assoluzione descritta da Ilurter.
Storia dei Commi italiani. — I.
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