Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      storia dei cojirai italiani.
      solamente Innocenzo stese la mano come signore che voglia mestarci a suo modo, ma in Ispagna, in Ungheria, in Armenia, nella lontana Norvegia popoli e re ammaliando con la magìa della parola animata non dal freddo e maligno spirito che nasce dalla astuzia politica, ma da quel fuoco, ma da quel certo che divino e irresistibile che invade l'animo e muove la lingua dell'uomo, il quale operando lo cose più audaci creda adempiere ai doveri d'una missione affidatagli da Dio stesso. La Chiesa meritamente Io annovera fra' suoi più illustri pontefici. Quantunque ei fosse di fragile complessione, non conobbe mai ozio o riposo, giovandosi dello ingegno sottile, della miracolosa memoria, dell'occhio vigile e indagatore, della copiosa erudizione in tutte le scienze ecclesiastiche, per rendere, siccome aveva lino da principio annunziato, giustizia a tutti. E non è dubbio che la ragione dell' infimo degli uomini egli guardasse colla medesima imparzialità con cui trattava quella del più potente signore ; innanzi a lui, rappresentante visibile del Dio invisibile, non v' era, come innanzi a Dio stesso, eccezione di persone. Ma ove ne andava non solo la grandezza, ma il più meschino interesse del papato, nessun mezzo gli pareva illecito o turpe ; diventava faccendiere, subdolo, mancatore di fede, crudele; deprimeva oggi ciò ch'egli aveva esaltato ieri, non curava rampogne, o accuse; egli era l'uomo politico, l'ideale de' politici del secolo decimosesto, l'ideale della moderna diplomazia. Erano in lui dunque due individui, e però è stato variamente giudicato da'suoi coetanei non che dai posteri, infamandolo alcuni, laudandolo altri, i quali descrivono come atti gloriosissimi della sua vita la nefanda strage degli Albigesi e la istituzione del Santo Uffizio. Ma ove si consideri una istituzione nella sua essenza, o come dicono, nel suo principio costituitivo, e secondo questo si pensi ciò che era o doveva essere il papato, e quali i doveri imposti ad un papa, non si potrà biasimare Innocenzo III, che seppe il proprio mestiere quanto, innanzi o dopo lui, 1' abbia mai saputo nessuno, dopo lo infausto connubio di due potestà, che.divise crescono, si esplicano e vicendevolmente si giovano, ma congiunte, si nuocono, corromponsi, cozzano e riescono a scambievole rovina.


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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