Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
libro quinto.
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e costumi, e giurò affetto e fedeltà al suo genitore, e sovrano. Federigo volle mallevadori della promessa molti spettabili prelati alemanni; e datogli commiato, se ne tornò per mare in Puglia.
XXXIII. I deputati della lega Lombarda e il legato dello imperatore, convenuti in Padova, non avevano potuto condurvi ad altra conclusione — persuadenti i due cardinali, Jacopo di Palestina, e Ottone di San Niccolò in Carcere Tulliano, i quali presedevano la ragunanza — che a quella di scegliere ad arbitro il pontefice. Le discussioni furono riaperte in Roma ; e dopo non pochi mesi Gregorio, nel giugno del 1233, profferì una sentenza quasi identica a quella del 1227. 11 che voleva dire non avere nulla risoluto. Egli poneva ogni cura a pacificare i Guelfi che ostinatamente lottavano tra loro, voleva pacificarli per potere con le forze congiunte delle due grandi leghe aggredire, vincere, e schiacciarci capi ghibellini e massime il feroce Ezzelino e con essi tutta la parte. Mentre era minacciato dal papa sotto pretesto eh' egli proteggeva gli eretici che venivano perseguiti e bruciati anche in Milano, minacciato dalle città guelfe perchè Io consideravano come anima e agitatore di parte imperiale, avvenne che il potestà di Verona intimandogli di prestare il giuramento alla lega de' comuni, Ezzelino lo assaltasse, lo imprigionasse con la sua famiglia, e prendesse il governo della città a nome di Federigo II. Cosi si riarse la guerra in quelle italiche provincie eh' erano miseramente devastate sì che ne rimaneva afflitto l'animo del pontefice; il quale avendo mandato missionarii di pace dove ardeva la discordia, spedì a simigliamo fine nel-l'alta Italia il famoso fra Giovanni da Vicenza. Le cronache di que' tempi narrano inauditi portenti della eloquenza di questo frate domenicano. E sebbene poco tempo innanzi nella Toscana le sue predicazioni non avessero persuaso i Fiorentini a desistere dal guerreggiare i Sanesi — come era volere del papa il quale scomunicò i rettori e interdisse la città — nondimeno i Padovani, che primi l'udirono predicare la pace, gli resero onori più che regali; ecclesiastici, magistrati, il popolo tutto gli corsero incontro, e postolo sul carroccio lo introdussero in città come in trionfo. Uguali, se non più grandi onori gli re-
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