Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      libro quinto.
      5 il)
      tra il re di Boemia e il duca di Baviera per parte dell' impero, e il duca d' Austria, l'anno innanzi, posto al bando in una dieta che Federigo tenne in Goblenza. Partì quindi per la Germania lasciando gran parte delle milizie tedesche ad Ezzelino.
      I vantaggi ottenuti dagl' imperiali non rimasero privi di fruito. Le città, e in ispecie quelle della Marca di Treviso, temevano forte la ripresa delle ostilità nella prossima primavera. Padova a provvedere alla propria difesa affidò il governo a sedici cittadini. Al cospetto del popolo ragunato nel palazzo del comune il marchese d'Este ricevè dalle mani del potestà Ghisilieri il vessillo con cui gli si dava l'ufficio di difendere la Marca. La più parte de' sedici deputati al reggimento della città caddero in sospetto di negoziare con l'inimico. Richiesti di prestare giuramento al potestà, giurarono; ma siccome orano tutti nobili, temendo la loro rovina, uscirono di città e cercarono scampo ne' proprii castelli. La loro fuga, che fu seguitata da altri gentiluomini, fece nascere un commovimento nel popolo. Il potestà venne deposto, e fu eletto Marino Ba-doero veneziano. Ad accrescere la sciagura de' Padovani avvenne che Azzo d'Este si pacificasse con Ezzelino, e quindi con l'impero. Così Padova, priva de' suoi castelli eh' erano caduti nelle mani degl' imperiali, e del sostegno de' nobili che s'erano dichiarati ghibellini, si arrese ad Ezzelino, il quale assentì ai consueti patti di perdonare le offese, non toccare i beni de'cittadini, non attentare alle pubbliche libertà, e liberare tutti i prigioni. Entrato trionfante in Padova, gli fu offerto l'ufficio di potestà; ma se ne' tempi andati aveva considerato quell' ufficio come mezzo per farsi potente, adesso che aveva ragione d'aspettarsi più ampia ricompensa dallo imperatore, aspirava alla perpetua signoria di quello e d'altri comuni. Ricusò quindi per sè, indicando eleggessero il conte di Teate gentiluomo pugliese. Ordinò che Padova, Verona e Vicenza, per sicurtà di parte ghibellina, prendessero al loro soldo cento Alemanni e trecento Saraceni dell' esercito imperiale, vera guardia pretoriana pronta a muoversi al comando del solo Ezzelino. Treviso non ebbe ardimento di aspettare l'assalto delle poderose forze del fortunato tiranno, e gli aperse le porte. Ferrara, mancatogli il sostegno del marchese d'Este,


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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