Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
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storia dei comuni italiani.
si riconciliò allo imperatore, al quale tutta la Marca era ormai sottomessa.
Se non che i veri guelfi di Padova, invece di piegare il collo al giogo d'Ezzelino, uscirono di città; ed afforzatisi nel castello di Montagnana, protestavano contro il tradimento de' loro concittadini e gli atti del nuovo tiranno, dacché pretendevano — secondo è costume degli esuli che confortansi pensando la forza non distruggere il diritto — ch'essi soli fossero i veri rappresentanti del comune. Ezzelino gli aggredì e fu respinto. Dal che tolse pretesto a farsi dare dalle nobili famiglie sospette di guelfismo numerosi ostaggi, e ingiunse al potestà pregasse i cittadini più cospicui di allontanarsi per breve tempo dalla città, in grazia della pace. I creduli — e furono circa venti — pochi giorni dopo furono presi e incarcerati e mandati in Puglia. La nuova spaventò la città tutta; i timidi fuggivano; la maggior parte de' gentiluomini abbandonavano le proprie case, ed Ezzelino faceva atterrarle; i migliori giovani di Padova erano forzati ad iscriversi nelle milizie di lui. Frattanto evitava di tiranneggiare la plebe, carezzavala invece, e usava con essa quelle arti che adopransi a porre il freno a un indomito cavallo. Era in Padova un certo Giordano priore di San Benedetto, uòmo di autorità sì grande presso il popolo che egli lo muoveva tutte le volto che a lui piacesse, e governava a suo talento il comune. Ezzelino divisò di domare il popolo domando il potente predicatore. Non gli dava il più lieve sospetto, lo riveriva, lo compliva, Io carezzava. Un dì lo fece pregare andasse in palazzo per ragionare di negozii di massimo momento per lo stato. Il priore assentì; venne posto sopra un cavallo e condotto prigione al castello d'Ezzelino.
XXXVIII. Assediava egli la rocca di San Bonifacio allorché Federigo verso la metà d'agosto del 1237 ritornò in Italia accompagnato da un esercito alemanno, che s'ingrossò fino a cento e più mila uomini, avendo seco le milizie di Trento, di Verona, di Vicenza, di Padova, di Modena, di Reggio, di Cremona, di Parma, e di Mantova che pur allora aveva aderito allo impero; v'erano inoltre dieci mila arcieri Saraceni. I Guelfi erano sgomenti; il contedi San Bonifacio, e Jacopo da Carrara eransi riconciliati a Federigo. Solo Brescia e
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