Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
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storia dei comuni italiani.
Allorché la dimane credeva tornare alla pugna, maravigliò di non trovare più i Lombardi. Fra i cadaveri, le armature, i carriaggi, le salmerie giaceva il carroccio sfasciato e capovolto, rotto lo stendardo sul quale stava inalberata la croce. I Lombardi s' erano già chetamente ritirati dopo che il dì precedente ebbero sperimentata avversa la sorte delle armi. Corse loro dietro la cavalleria imperiale ; molti perirono trucidati, molti annegati nel fiume, moltissimi furono fatti prigionieri. Nè i campati al ferro tedesco arrivarono incolumi a Milano ; mentre passavano pel territorio di Bergamo, furono aggrediti con esecrabile vigliaccheria dai Bergamaschi, i quali lino a quel tempo ondeggianti fra la lega e lo impero, come videro vittorioso lo imperatore pensarono d'ingraziarglisi rendendosi assassini de'loro fratelli. I prigioni più cospicui furono mandati in Puglia, dove il potestà che era fra essi fu barbaramente impiccato in riva al mare; del che n' ebbe tanto sdegno Venezia che prese a favorire parte guelfa a danno dell' imperatore.
Federigo entrò trionfante in Cremona, e massimo ornamento del trionfo reputava la presa del carroccio eh' ei si faceva trarre dietro con la croce trascinata nel fango. Lo mandò poscia al senato ed al popolo di Roma ; e fu collocato in campidoglio. E mentre egli ebbro di vanità, immemore del passato, e improvvido del futuro, esultava annunziando in istile tronfio la vittoria a tutta Europa, i Milanesi, combattendo per una causa santa, annuente il papa, incitante il papa, benedicente il papa, prostrati dalla sciagura, rinnegavano la fede nella giustizia e provvidenza di Dio, trascinati alla empietà da frenetica disperazione.1
XXXIX. Fermatosi con lo esercito in Cremona, Federigo visitò Lodi e Pavia, poi Vercelli che gli aprì le porte. Le altre città tutte infino a Susa ritornarono alla sua obbedienza. La
1 u Cives contra Deuin calcaneum elevantes, versi sunt in arcum par-vura, el quasi disperantes et de Deo diffidentes, in eeclesiis crucifiium per pedes suspendentes, et carnes in sextis feriis et in quadragesima comedentes, et multi per Italiani in ejnsdem disperatiouis abyssuin demersi, cunviciantes et blaspliemantes, ecclesias sordibus, quas indignimi est dicere, irreverenter maeularum altaria magis polluentes, viros ecclesiasticos expuleruut. » Matthei Paris, lliiloria Anglorum, pag. 445, Londini, 1640.
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