Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
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storia dei comuni italiani.
tato. Lo imperatore voleva innanzi tutto essere assolto dalla scomunica. Il popolo tumultuava; lo incitavano i numerosi creditori del defunto Gregorio, che chiedevano d'essere pagati; Innocenzo temeva forte, e cercava un pretesto per uscire di Roma e d'Italia. Creati altri dodici cardinali a lui devotissimi, in guisa da non avere in futuro nessuno impaccio nel sacro collegio, ed ottenuto da' Genovesi ricovero nella città loro, e lo invio d'una armata per fuggire sicurp d'ogni pericolo, fece intendere di volere avvicinarsi verso Federigo, e si recò a Civita Castellana.
Come ei seppe che le navi genovesi approssavansi a Civita Vecchia, andò a Sutri, per passare poi a Terni dove avrebbe incontrato lo imperatore. Ma giunta la notte, travestitosi e accompagnato da un suo nipote cardinale e da pochissimi famigliari, cavalcando a sprone battuto per aspri e impervii sentieri, pervenne a Civita Vecchia, da dove dopo un giorno, malgrado l'aspetto procelloso delle acque, animosamente salpava. La flotta genovese traversò quelle acque stesse, dove tre anni innanzi aveva toccata la terribile rotta di sopra accennata, senza incontrare ostacolo nessuno, quantunque Federigo soggiornasse in Pisa; e dopò pochi giorni giunse prosperamente a Genova.
I Genovesi accolsero il loro concittadino con tutti gli onori immaginabili; il pubblico entusiasmo vinse siffattamente la mercantile avarizia, che il comune volle fare le spese al papa e a tutta la sua corte per tutto il tempo che gli fosse piaciuto di onorare di sua presenza la città. Innocenzo, come si vide in sicuro, manifestò intero il suo intendimento. Egli non reputando possibile la concordia fra il sacerdozio e lo impero finche sul trono rimarrebbe Federigo, voleva riscomunicarlo con l'approvazione di un generale concilio, rovesciarlo dal trono, ed inalzarvi altro uomo il quale escludesse per sempre la famiglia degli IIohenstaufTen, ch'ei chiamava figli di Satana, generazione di vipere.
Benché Federigo non avesse speranza alcuna di pacificarsi col suo rinnegato amico, adoperando, come soleva sempre fare, ogni mezzo pacifico, spedì a Genova il conte di Tolosa proponendo accordi ; ma Innocenzo implacabilmente respinse
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