Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
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storia dei comuni italiani.
poco importava che il loro numero non fosse grande — malediceva il principe perverso, gli strappava dalla fronte lo imperiale diadema, e lo spogliava del materno retaggio. In prima per iscolparsi Federigo scrisse a tutti i principi la seguente paeatissima lettera :1
« Federigo, per la grazia di Dio, Imperadore de' Romani, e sempre acrescitore, re di Ierusalem e di Cicilia, a tutti i principi d'Italia. — Avvegna che crediamo che la vana corrilriee novella 8 e la verace testimonianza di molti messaggi abbia recato in vostra saputa la giustizia e il processo della nostra causa, tuttavia per ciò che più lentamente toccano al cuore le parole che corrono per l'orecchie, che quelle che dimorano davanti agli occhi, volemo noi per questa presentare davanti al vostro cospetto la pura e nuda veritade del processo dato contro la nostra innocenzia in addietro pe' sommi e giusti Pontefici; pregando voi che infra tante bisogne e tempi, almeno ne concediate uno soficiente tempo o die a udire, a vedere e a conoscere ne'vostri reali consigli, se nelii nostri Arehipon-tefiei è stato amore di pontecale diritto3 e se a noi di cotante ingiurie dovrebbe esser negata giusta difensione. Alla fine vedrete se i Vicari di Cristo e successori di Pietro seguiscano a suo esempro. '' Sia dunque chi consideri questo processo avuto contro noi, che nome debba avere, o di ragione esser tenuto-, o s'ella puote avere nome di sentenzia, poi eh' ella è data da giudice acuì non s'appartiene. E tutto che per debito della fe'cattolica noi confessiamo manifestamente che Dio ha conceduto a lui piena podestade in tutte cose, quanto ched elli sia peccatore, sì che ciò che lega in terra sia legato in cielo, e ciò che
1 Mentre stavansi stampando questi-fogli del mio libro, mi è accaduto di vedere nella Magliabechiana un codice (P. IV, -HO), nel quale fra le altre scritture trovatisi alcune lettere di Federigo li tradotte in Italiano. Il codice, a quanto pare, è del finire del trecento, ma la versione mi sembra assai antica, e probabilmente è de' tempi in cui ardeva la lotta tra il sacerdozio e lo impero. In quanto alla ragione filologica prego il lettore di raffrontare questa con le due lettere da me pubblicate nell' Appendice. Pare che le epìstole di Federigo, — e talune sono virulenti , almeno quanto quelle del suo avversario — fossero state volgarizzate per renderle intelligibili al popolo. E però mi e parso pregio dell' opera inserirne una nel testo , leggendo la quale ci parrebbe di udire favellare gli uomini di que'tempi.
a II testo latino: vulgaris fainae praeloquium.
3 'lestolatino: Hectiludinis.
' Testo latino: Imilenlur excmplum.
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