Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
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storia dei comuni italiani.
studiava l'indole, e quasi soffiasse no'corpi loro il suo spirito malefico, subitamente li trasformava in belve feroci. In ogni città, in ogni terra soggetta,potestà, rettori, castellani, esattori, giudici, carcerieri, carnefici riflettevano fedelmente la immagine d' Ezzelino. Ei si credeva strumento della giustizia divina, flagello mandato da Dio in terra a punire la malvagità degli uomini. Il popolo lo credeva figlio del diavolo; credenza che predicata da'pergami, e sparsa per tutta Italia, divenne tradizione e durò lunghi anni in tutta la Marca.1 Ezzelino infine era tale tiranno da richiamare alle menti quanto d'immane ed esecrando avevano degli antichi despoti raccontato gli antichi scrittori. Ma errano con singolare e stolta malizia taluni odierni storici o romanzieri, i quali ridestando tradizioni che per nostra fortuna erano già spente, infamando meritamente un uomo s' avvisano d'infamare un' idea. Erravano con minor colpa gli uomini d'allora, i quali— importando loro avvolgere nella esecrazione d' un solo uomo tutti i seguaci di un vessillo, tutta una fazione, — gettavano l'odio e il discredito, ben meritato da Ezzelino, sul capo di Federigo II.
LI. Lo imperatore deliberato di lasciare i Lombardi in preda alle loro intestine dissenzioni, non faceva pensiero di abbandonare il suo bel reame di Sicilia. Pose invece ogni cura a riparare i danni de' trascorsi perturbamenti; ma a cagione della sperimentata perfidia de'suoi cortigiani, non osando fidarsi di loro, confidava nei Saraceni, i soli de'suoi sudditi che fossero inaccessibili alle paure e alle seduzioni della corte romana. Per antivenire nuovi tradimenti e nuove aggressioni, assoldò altre milizie in Affrica e le mandò negli stati della Chiesa. Se non che Io acerbo dolore della cattività dell' amato figliuolo, la guerra di Germania, e forse i rimorsi delle crudeltà, da lui credute necessarie, contro alcuni suoi diletti sudditi/ la ferrea pertinacia d'Innocenzo, le calunnie di che i guelfi empivano l'Europa per infamarlo, gli avevano prostrato l'ani-
1 Albertino Mussato, coetaneo di Dante , scrisse una tragedia intitolata Ezzelino, e destò tale entusiasmo in Padova sua patria, ebe venne incoronato. Intorno a ciò vedi Paolo Emiliani Giudici, Storia della Letteratura Italiana.
a Gli recò dolore e discredito la tristissima fine di Pietro delle Vigne, che alcuni scrittori dicono reo , altri, fra'quali Dante, lo chiamano vittima innocente delk invidia e codardia de' cortigiani.
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