Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
libro quinto.
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pericolosa degli eretici, de' Turchi stessi, deve essere non solo spenta, ma spazzata via dalla faccia della terra. Il sangue si versa a torrenti, le città si distruggono, la Italia ridiventa deserto ! Che importa ? non sia pace linchè il mondo non si liberi di quella generazione di vipere. L' odio de'papi, suscitatori di tanto incendio, produsse la rovina di Federigo, ma non fu di minore detrimento alle italiche genti. Se si cerca il perchè di cotesta ostinazione de' comuni a riconoscere il capo dello impero, all'uomo che guardi le cose senza ira nè parte, è forza ammettere che i popoli erano semplice strumento a far trionfare un principio il quale, ove si fosse potuto compiutamente esplicare, avrebbe in perpetuo consecrata la servitù loro. Federigo ne' primordii del suo regno non dette il minimo indizio di volere attentare a que' diritti che gì' Italiani avevano acquistati con la pace di Costanza, e che oramai formavano il giure pubblico di tutta l'Italia. E però quanto la guerra della Lega Lombarda contro Barbarossa era stata equa, e santa e necessaria, tanto questa contro il secondo Federigo fu ingiusta, e stolta e di grandissimo detrimento. L'impero restò umiliato ; i comuni si trovarono in gran parte preda di uomini audaci e astuti che nello spazio di pochi anni divorarono le libertà cittadine, e si resero tiranni; le speranze de' cristiani in Terra Santa si spensero; la Chiesa vie maggiormente si corruppe, e per mantenersi in un luogo non suo fu costretta a chiamare altri barbari ai quali consegnò la più bella provincia della penisola perchè la vituperassero e la divorassero. E in tal modo s'apre per l'Italia altra scena di vergogne, di scandali e di sangue.
FINE DEL VOLUME PRIMO.
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