Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBRO SESTO.
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in Italia a line di pacificare le fazioni. — LXIX. Riforma delveneto governo. — LXX. Vicende, e morte di Enrico in Italia.
I. Meraviglierà forse taluno vedendo nel racconto, fatto sinora, delle italiche vicissitudini appena mostrarsi Firenze, che fu uno de'più polenti e certamente il più civile di tutti i nostri comuni. Ma, oltreché la sua storia primitiva riesce di non lieve interesse solo a coloro che peculiarmente la studiano e la scrivono, uopo è confessare che la fiorentina grandezza s'inizia dopo la seconda metà del secolo decimoterzo, allorquando, cioè — per usare il vocabolo degli antichi cronisti — fu creato il popolo; allorquando dopo un grande rivolgimento furono poste le fondamenta di quella politica costituzione, all'ombra della quale la democrazia pervenne al più alto grado di civiltà e potenza cui sia finora potulo giungere qualunque de'più celebri stati popolari de'vetusti o de'moderni tempi. Intorno a questa maravigliosa civiltà, Dio concedente, sto conducendo un lungo lavoro, che tornerà, spero, di non poco diletto ed erudimento agli Italiani non che agli stranieri.
Abbiamo già veduto i Fiorentini sul cadere del dodicesimo secolo porsi a capo della lega Guelfa. Da quel tempo fino ai primi quindici anni del secolo susseguente, sebbene, per la lotta scoppiata fra la Chiesa e l'Impero, la lega non osservasse strettamente il fine propostosi, quello, cioè, di comporre pacificamente le contese tra comune e comune; sebbene i Fiorentini, studiandosi con ogni modo di allargare il loro territorio," sostenessero diverse guerre in ispecie co'Sanesi, guerre che terminavano o sospendevansi con un trattato di pace, nulla dimeno in quasi nessuna delle città la pace interiore era stata gravemente turbata, allorché, rtel 1215, per cagione, che oggi mai parrebbe frivola, tutto il Fiorentino popolo si scisse in due grandi fazioni, lacerandosi per lunghi anni senza posa nò misericordia. Non v'è storico antico o moderno che non racconti come Buondelmonte mancasse alla fede di sposare una fanciulla di casa Amidei per dare lo anello nuziale ad un'altra de'Donati; come lo infido giovane fosse dagli offesi parenti e consorti della donna proditoriamente ucciso; come i parenti e consorti ed amici di costui corressero alle armi ed aggredis-
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