Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      4 STORIA DEI COMUiNI ITALIANI.
      scro gli altri; come tutte le famiglie fiorentine si dichiarassero
      0 per l'una o per l'altra fazione. Contendevano di continuo fra loro; il più lieve pretesto era esca bastevole a suscitare un incendio universale per la città. Tutti tenevansi apparecchiati: ogni cospicua famiglia aveva trasformata la propria casa in un castello munito di torri e di mura in modo da sostenere un assedio. Tenevano sempre pronte certe fortificazioni mobili, che dicevansi serragli, le quali si trasportavano agevolmente da un luogo ad un altro, e adatti a chiudere o asserragliare una strada, servivano di baluardo e d'impedimento agli assalitori o agli assaliti. Scoppiava un alterco, sorgeva un rumore, lutti i cittadini armavansi tosto, correvano ai serragli della fazione, e combattevano in più luoghi alla volta finché non giungesse la notte a partirli. Convenivano allora pacificamente nelle piazze e nell'osterie, e discorrevano della pugna del giorno, laudando l'uno, vituperando l'altro, come se si fosse ragionato d'una finta battaglia, spettacolo al popolo, e sollazzo agli attori. Ma quante volte dovessero difendere la patria dallo straniero, i privati rancori assopivansi; non più Guelfi non più Ghibellini, ma tutti figli svisceratamente amanti della patria, ponevano vite e sostanze a difenderla.
      II. Federigo, circa due anni innanzi di morire, aveva scritto agli Uberti capi di parie Ghibellina perchè cacciassero
      1 Guelfi da Firenze. Per inanimirli alla impresa aveva mandato suo vicario in Toscana il proprio figlio, Federigo re d'Antiochia, con mille e seicento cavalieri tedeschi. Gli Uberti corsero alle armi; i loro avversarj si posero a difesa de'proprii serragli. Appiccossi la zuffa; e i Ghibellini invece di sparpagliarsi indrappelli e combattere, come solevano, in varii luoghi della città ad un sol tempo, si raccolsero "SI le case degli Uberti poste dove poi sorse il Palazzo della Signoria. Quivi, vinti agevolmente i Guelfi del quartiere, processero uniti contro altri serragli che con pari facilità espugnarono, finchò giunsero alle case de'Gui-dalotti e de'Bagnesi di faccia a Porta San Piero Scheraggio, dove s'erano ridotti tutti i Guelfi che avevano abbandonate le vinte difese. In questo luogo s'era già riappiccata più ardente ed ostinata la pugna, quand'ecco apparire Federigo re d'Antiochia con la sua falange di cavalieri. Rimasero attoniti i GuelC,


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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