Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO SESTO.
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      imperocché era quella la prima volta in cui vedevansi le armi straniere intromesse nelle lotte cittadine; tuttavia non si per-derono d'animo, ma si difesero per quattro giorni; nè davano segni di rendersi, allorché, credendo opera malconsigliata e pressoché impossibile il più oltre resistere — oltrediché avevano tolto a sinistro augurio la morte di Rustico Marignolli, cavaliere di grandissima autorità e quasi capo della fazione1 — nella notte del dì 2 febbrajo, uscirono chetamente dalla città e cercarono rifugio nel contado, afforzandosi principalmente ne'castelli di Capraja e di Montevarchi.
      Come i Ghibellini videro la terra abbandonata dalla fazione nemica, deliberarono di atterrare le torri e i luoghi muniti de'Guelfì. In pochissimi giorni, di trentasei palazzi, fra'qualiera notevole quello dei Tosinghi con la sua torre alta centotrenta braccia presso Mercato Vecchio, altro non rimanevano che cumuli di rovine; tristissimo esempio che al primo volgere della fortuna provocò la rabbia distruggitrice della fazione che adesso sosteneva cotanto danno.8
      Come ebbero riordinate in città le cose a loro modo, con ottocento cavalli tedeschi che tenevano assoldati sotto la condotta del conte Giordano Lancia aggred rono i Guelfi a Montevarchi. Ma furono pienamente rotti, e la loro sconfitta incoraggiò sì i fuorusciti che si raccolsero in maggior numero a Capraia. Corsero i Ghibellini ad assediarli, ma senza alcun prò, finché, Federigo reduce da Parma giunse in Toscana. E non avrebbero i Guelfi fatto pensiero di resa, poiché lo Imperatore veniva in sembianza di fuggitivo, se non fossero loro mancate le vettovaglie. Dopo d'essersi sostenuti valorosamente per tre mesi, proposero di rendersi a discrezione. Mandarono quindi a Federigo, che stanziava in Fucecchio, Rodolfo da Capraia e Ranieri Buondelmonti e molti altri de'migliori cittadini. Federigo quasi tutti gli mandò prigioni in Puglia, dove parte furono morti, parte barbaramente abbacinati.
      ' Scipione Ammirato, Istorie Fiorentine, co. lib. I.
      * I.' Ammiralo arnica i Ghibellini d' avere vo'llto rovinare il lempio di San filovanni, rovesciamovi sopra la torre del Guardamortn, la quale quasi ppr miracolo, radendo giù schivò la chiesa, litor. Fior., lib. II. Altri scritturi moderni dubitano o negano il fatto,
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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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