Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO SESTO.
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      guasti di tanti anni di guerre e far dimenticare le amarezze di sì gravi sciagure profondendo a piene mani sui popoli i dolci frutti della pace.
      XI. Ma pace non v'era nelle contrade settentrionali della penisola. Quando i comuni erano occupati a travagliarsi in vicendevoli guerre, i cittadini dilaniavansi fra loro talvolta per contesa di ufficii, spesso per mostrarsi devoti a qualche uomo che s' era reso capo d' una fazione. E però le storie delle citta della Lombardia, malgrado la infinita verità de'particolari, nell' indole generica de' loro moti si somigliano tutte. In tutte, contese sempre accanite tra i nobili e i popolani,, questi per radicare i vetusti abusi che erano riprovati dalla crescente civiltà de'tempi, quelli per riacquistare i perduti privilegi. E quante volte in casa propria, o per tregua o per concordia conclusa, mancavano aperte cagioni a combattere la fazione d'un comune, aizzavano quella d'un altro, tanto che il moto si propagasse, e tornavano a guerreggiare. Le lotte diventavano più violente ogni qual volta le aggressioni generali dello impero o della chiesa non richiamavano a un punto solo le passioni de'comuni. Allora, a dispetto delle moltiplici scissure, poteva ne'popoli ravvisarsi una specie di concordia, una certa unità d'azione.
      I Milanesi per rimediare agi' immensi debiti contratti dal comune a fine di provvedere alla spesa della lunga guerra contro Federigo li, avevano eletto a potestà Beno de' Gozzadini Bolognese, uomo d'insigne saviezza nel ministrare la cosa pubblica. Ebbe pieno arbitrio di trovare i mezzi meglio convenevoli a conseguire lo scopo. Ei fu il primo forse nella moderna Italia a immaginare il catasto, fondando 1' ufficio dell' inventario, da durare otto anni col fine di partire con la maggior possibi'e equità le gravezze bisognevoli a pagare il debito pubblico. Il popolo pei primi anni si mostrò obbediente, poi cominciò a mormorare chiamando insopportabili i carichi arbitrarii del Gozzadini, al quale, per avere autorità maggiore, fu conferito 1' ufficio potestarile. Ma quando ei volle sottoporre allo inventario i beni delle chiese, il clero infiammò le ire della plebe, che lo fece in brani. Avendo però i popolani / eletto un potestà ed un altro i nobili, venne conclusa fra le


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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