Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
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STORIA DEI COMUiNI ITALIANI.
commettendo nel territorio mantovano, e andò a Verona. Quivi raunò in un luogo chiuso tutti i Padovani che erano nel suo esercito. Tolse loro le armi, e comandò gli venissero consegnati tutti i militi di Pieve di Sacco, eh' egli tosto gettò in prigione; quindi que' di Cittadella rea d' essersi arresa : poi gli uomini del contado padovano, i nobili, i popolani; in somma, a po'per volta , tutti. Frano parecchie migliaia, e furono stivati nelle carceri, dove in vari crudelissimi modi furono morti, tranne soli dugento che il tiranno non ebbe tempo d'uccidere.
In tal guisa le migliori famiglie di Padova restarono orbe de' più nobili e valorosi giovani. Il fremito che destò in tutti i cuori questa ultima carnificina fu tanto che tutta la cittadinanza giurò di seppellirsi sotto le proprie rovine anziché ritornare all' obbedienza d' Ezzelino.
XIII. Il legato pontificio, poiché a Padova giunsero il marchese d'Este, e numerosi ajuti Bolognesi, Veneziani e genti di Chiogga, andò contro Vicenza. I crociati erano a Longsra, allorché comparve fra loro Alberigo da Bomano. Costui, siccome altrove accennammo, erasi dichiarato ostile a parte ghibellina dal dì che la propria figlia Adelasia era stata col marito condotta in Puglia per ordine di Federigo II. Ma non aveva potuto mai acquistare la fiducia de' Guelfi. Che anzi i più savi forse sospettavano'che quel subito cangiare di parte e perdurarvi, fosse politico accorgimento consentito da Ezzelino, il quale in un improvviso capovolgere di fortuna, sperava di trovare uno scampo presso il fratello. La sua inattesa comparsa a Longara ridestò i vecchi sospetti; e sarebbe stato respinto, se il legato pontificio, che stolto uomo era e presumente, e delle cose politiche e militari scemo oltre misura, spregiando i consigli dei più spettabili capitani dello esercito, non avesse accolto Alberico con manifesti segni di gioja ed amislanza. Né i diffidenti s'ingannavano. Pochi giorni dopo, lo esercito cominciò senza apparente cagione a romoreggiare; la nuova dello appressarsi d'Ezzelino con estraordinario numero d'armati accrebbe il tumulto; le milizie si ritiravano senza ordine. Marco Quirini veneto, che era stato eletto potestà di Padova da' fuorusciti e dal legato pontificio, innanzi di muovere alla
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