Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      \STORIA DEI COMUiNI ITALIANI.
      liberati. Costoro, non ostante che fossero stati riammessi ai pubblici ufficii, con insano consiglio, aprirono le porte al tiranno, il quale vi entrò trionfante, mentre da una porta opposta i guelfi, tementi la ferocia di lui, con le loro famiglie e con quanta roba avevano potuto seco portare, prendevano l'amarissima via dello esilio.
      XI V.La conquista di Brescia gonfiò di tanto orgoglio l'animo d'Ezzelino, che ei cominciò a trattare Buoso di Doara e il marchese Pelavicino più da sudditi che da colleghi. Nulladi-meno non era agevole spegnerli a guisa di due cittadini privati perocché erano potentissimi e venerati da tutti i ghibellini dell'alta Italia. Fece quindi pensiero d'aizzare l'uno contro l'altro e spingerli a vicendevole rovina. Mise in capo al Pelavicino la idea di ingrandirsi e farsi assoluto signore di Cremona, e gli mostrò unico mezzo essere quello di togliersi lo impaccio di Buoso. Nel tempo medesimo carezzava Buoso, e per dargli prova di fiducia gli proponeva l'ufficio di potestà in Verona. Ma come le milizie cremonesi si partirono da Brescia, e Buoso e il marchese, non volendo rimanere in balla di Ezzelino, si partirono anch' essi, il tiranno si dichiarò solo signore del comune, e si mise a consolidare cogli usati mezzi la propria signoria, voglio dire incarcerando i precipui cittadini, spegnendoli fra' supplizii, e confiscando loro gli averi.
      Buoso da Doara e il marchese tardi s'avvidero d'essere stati ingannati dal perfido; e ragionando fra loro, confessarono gì' iniqui consigli dati a ciascuno da Ezzelino. Non ne maravigliarono, ma rimproveravano se stessi pensando come si fossero indotti ad affidarsi a colui, che non infrenato da leggi divine o umane, procedeva per la via della nequizia con isfrontatezza pari alla efferità di sua natura. Ma tanto a que' tempi poteva lo spirito di parte che anco i buoni non aborrivano di collegarsi co' malvagi per la insana voluttà di sfogare i propri rancori. Ad ogni modo se ad Ezzelino avevano recata prosperità i passati tradimenti, cotesto suo proditorio contegno verso que' due cospicui personaggi, fu non lieve cagione dellg sua finale rovina. Ed ecco in che guisa.
      Manfredi, cacciate oltre i confini del regno le masnade


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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