Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
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STORIA DEI COMUiNI ITALIANI.
cavallo. Il di 27 settembre, dopo trentaquattro anni di tirannia e sessantasei anni di età, Ezzelino da Romano cadeva per non più risorgere. Sparsasi la nuova, da ogni terra circostante accorrevano in folla i popoli al campo de'collegati per vedere un tanto spettacolo. I marchesi d'Este e di Pelavicino, e Buoso da Doara non concessero che gli venisse fatto il minimo insulto, e lo provvidero di medici. Il tiranno in tanta sciagura non perde il suo altero e feroce contegno, non si inchinò a pregare né uomini ne Dio, e disdegnando ogni conforto all'anima e al corpo, dopo undici giorni spirò, e fu sepolto a Soncino.
XV. La morte d'Ezzelino fece nascere dovunque inesprimibile letizia. Le oppresse città si sentirono rinascere a nuova vita. Padova salì in grandissima fama. Bassano le giurò fedeltà, Vicenza ne accettò la protezione; ed entrambe vollero essere rette da potestà padovani. Verona diede l'ufficio a Mastino della Scala, capo di una illustre famiglia, che, fattasi potentissima, dominò per pochi anni con isplendida tirannide varie terre di Lombardia e della Marca eresse parte Ghibellina. Il Marchese Pelavicino, fatto vicario di Manfredi, fu eletto potestà di Parma : Brescia, Novara e Piacenza si sottoposero alla signoria di lui ; lo stesso Martino della Torre fu costretto a farlo eleggere, per cinque anni, capilano delle milizie milanesi. In tal modo nel--l'Alta Italia i due grandi partiti pareggiavansi tra loro e i popoli posavano. I Trevigiani intanto, levatisi a tumulto, avevano cacciato Alberico da Bomano, il quale co' suoi mercena-rii s'era vigorosamente munito nel castello di San Zeno. Ma perchè di quando in quando usciva a guastare il contado di Treviso, mutilando o ammazzando crudelmente quanti gli cadessero nelle mani, i cittadini gli confiscarono gli averi, e dannarono lui alla forca, e la famiglia al fuoco. I comuni, che avevano vinto Ezzelino, fecero nuova oste per esterminare Alberico. Le milizie, capitanate dal Pelavicino, dal Marchese d'Este, e da Buosó di Doara nella primavera del 1260 cinsero d'assedio San Zeno. Alberico tenne forte fino al cadere d'agosto ; ma come vide che il capo de'suoi mercenari!, corrotto dall' oro, aveva aperte le porte ai collegati, si chiuse con la moglie e co'figliuoli dentro la torre. Gli mancarono le vettovaglie.
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