Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
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STORIA DEI COMUiNI ITALIANI.
ed efficaci provvedimenti per fiaccare la potenza de' Ghibellini e del loro capo. Nel maggio del d'26l Alessandro moriva in Viterbo. Succedevagli il patriarca di Gerusalemme uomo di ben altro ingegno, destrezza ed operosità che il suo predecessore non fosse. Era Francese, ed assunto inopinatamente al pontificato, si fece chiamare Urbano IV. Raccolta la eredità che i suoi antecessori gli avevano legata contro gli Ilohen-stauffen, cioè guerra di esterminio, e togliendo pretesto da una escursione che i Saraceni, durante la vacanza del trono pontificale, avevano fatta nelle terre della Chiesa, bandì contro Manfredi una crociata, e lo citò al suo tribunale. E mentre tentava indarno di rompere un parentado che stava per concludersi tra il figlio del re d'Aragona e Costanza figliuola di Manfredi, mandava un Legato alla corte di Francia per disporre il re San Luigi ad accettare la corona siciliana per suo fratello Carlo d'Angiò. II papa aveva nella malaugurata spedizione d'Oriente ben conosciuto il principe francese, ed og-gimai parevagli l'uomo che faceva mestieri a domare e spegnere i nemici della Chiesa. Era accorto e prode uomo, dissimulatore, vendicativo e nel vendicarsi crudele, poco parlante — per usare le parole d'uno storico coetaneo 1 — e molto adoperante, oltremodo ambizioso e audace, e quel che più importava, fanatico e intollerante nelle cose di religione.
In sulle prime il re di Francia respinse la proposta, non per riguardo verso Manfredi, ch'egli considerava come usurpatore, nò verso Corradino che per la scomunica papale era anche egli escluso dal trono, ma verso Edmondo d'Inghilterra che avea ricevuta da' precedenti pontefici la formale investitura del regno. Ma Urbano, profferendo al re d'Inghilterra lo ajuto della Chiesa contro i suoi sudditi frementi di vedere violate le pubbliche libertà, ottenne in ricambio che il principe inglese rinunciasse ad ogni diritto sul reame siciliano. Quel documento vinse ogni ostacolo; ma un altro gravissimo ne sorse allorché il papa fece conoscere i patti che poneva alla investitura, e che riducevano il futuro sovrano della Sicilia ad un semplice fantoccio, ad un abietto mancipio della corte ro-
1 G. Villani, lib. VII, cap. ).
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