Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIURO SESTO.
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      minò Ottone della nobile famiglia Visconti. 11 papa in tal guisa attentava non solo allo incontrastato diritto della chiesa Ambrosiana , ma alla vetusta consuetudine di tutte le chiese cristiane. 1 II popolo ne ebbe disdegno, e corse numerosissimo, allorché Martino della Torre lo chiamò alle armi per cacciare da Arona Ottone Visconti che era stato mandato dal pontefice a conquistare con la forza la propria sede. Lo arcivescovo si arrese, e gli fu dato ritornare a Roma; ed Urbano interdiceva la città di Milano, e scomunicando Martino della Torre, accusato d'essersi insignorito de' beni arcivescovili, si congiunse coi nobili, vale a dire il papa guelfo fece lega coi ghibellini per abbassare la potenza de' Torriani. Non andò guari, e Martino, venendo a morte, fece che i Milanesi conferissero l'autorità da lui esercitata, al suo fratello Filippo.
      Il marchese Oberto Pelavicino che comandava le milizie di Milano sperava d'essere riconfermalo nella sua condotta. Terminati i ciììque anni dell'accordo, Filippo non volle rinnovarlo,— la qual cosa invelenì l'animo del marchese — e si dispose a stringere le sue relazioni col conte d' Angiò che veniva in Italia come universale protettore de' Guelfi. Difatti gli fece conferire il vano titolo di signore di Milano, e gli chiese un potestà Provenzale. Intanto Como, Lodi, Novara, Vercelli, Bergamo, Brescia, ed altre minori terre, riconoscevano, sotto varj nomi, la signoria di Filippo, il quale due anni dopo la morte del fratello, finiva anch'egli di morte repentina. II popolo elesse a suo signore Napoleone della Torre; la signoria della città senza per anche dismettere la forma elettiva, si era resa ereditaria in una sola famiglia: la libertà dunque agonizzava; un altro colpo ancora, e la tirannide ne avrebbe calpestato il cadavere.
      Cotesta criminosa insania di piegare il collo al giogo di un signore, parve comune a quasi tutte le città dell'Italia superiore. Piacenza, Tortona, e Parma sottostavano alla signoria del marchese Pelavicino. Martino della Scala, cacciati i guelfi e il conte di San Bonifazio, col nome di capitano del popolo imperava in Verona. Ferrara, che per ventiquattro
      * Muratori, all'anno l'2G3


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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