Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBRO SESTO.
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le loro milizie, e con quelle che Manfredi dinanzi vi aveva mandate sotto il comando di Giordano Lancia, si studiassero di impedire il passo, lo esercito provenzale, guidato e protetto da Napoleone della Torre, dal marchese d'Este, e dal conte di San Bonifacio, o come ne corse voce, avendo corrotto con l'oro Buoso da Doara, varcò l'Oglio, vinse il Pelavicino, e procedendo da Ferrara giù per le contrade occupate da'Guelfi, verso il cadere del 1265 giunse a Roma.
Il dì sesto di gennajo Carlo e la consorte dalle mani de' cardinali — dacchò il papa non aveva osato andare in Roma per timore de' suoi creditori — riceverono la corona del regno di Sicilia, nella basilica Vaticana.
Non per tanto re Carlo si vide in grandissimo pericolo. La buona arte di guerra richiedeva che lo esercito, pur allora giunto dopo un lungo Viaggio in Roma, vi dimorasse alquanto a rifarsi d'animo e di forze. Ma Carlo non aveva pecunia per soddisfare alle paghe. Ne chiese al papa e non ne ottenne; il buon Clemente scrisse al re di Francia e non ebbe risposta. Carlo propose si dessero ai prestatori in pegno i beni delle chiese; sdegnossi la corte romana, ma cesse in parte; e nondimeno pochi danari poteronsi raccogliere accattandoli a disonesta usura. Il papa cominciava a disperare della impresa; ma il principe francese non vedendo altro scampo, cercò di trovare salvezza nella guerra stessa, slanciando i famelici soldati a divorare le innocenti popolazioni; e senza indugio varcò i confini del regno.
Le vicissitudini di questa famosa guerra, i ladronecci, gli ammazzamenti, le crudeltà commesse dalle soldatesche, che insignite del sacro simbolo della croce, e confortate da plenaria indulgenza di tutti i peccati fatti e da farsi, portavano la distruzione e la morte net bello ed ameno paese, i tradimenti de'principali baroni, tanto beneficati da Manfredi, la famosa battaglia di Benevento, dove egli, abbandonato da' suoi, cadde da re combattendo fra mezzo ai soldati che versavano il sangue per lui, non è nostro ufficio minutamente raccontare. L'eroe cadde gloriosamente coli' armi in pugno. Come a scomunicato gli fu negata la sepoltura in luogo sacro, e fu sotterrato in una fossa sopra la quale, secondo la costu-
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