Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
42 STORIA DEI COMUiNI ITALIANI.
manza, ogni uomo dello esercito gettò una pietra sì che ne sorse un cumulo presso il ponte di Benevento accanto ad una diruta chiesetta. Ma i mansueti sacerdoti non seppero trovare riposo finché non insanirono con nuovi insulti sul cadavere dello sventurato principe. Lo arcivescovo di Cosenza, quel desso che aveva condotte le pratiche con la Corte francese, lo fece diseppellire e gettare—ludibrio della pioggia e del vento— in riva al fiume Verde.1
XXL Gli effetti della battaglia di Benevento furono quali erano da aspettarsi. Col forestiero capo de' Guelfi, e campione del papa, e dicentesi difensore delle libertà popolari, trionfò parte Guelfa per tutta Italia. Gioivano le genti perchè cadeva un principe italiano colpito dai fulmini della chiesa, e non si accorgevano di recarsi addosso il giogo d' una generazione tristissima di tiranni, i quali erano per rendere più scomposta e fiacca la nazione, e ambiziosi di dominarla tutta e impotenti a insignorirsene, era mestieri rimanessero tra noi sempre da stranieri, cominciando con un feroce macellatore, continuando con un perfido, con un avaro ed ipocrita, e finendo con una novella ed abietta Messalina che pose il colmo alla infamia de' suoi. Nondimeno le italiche genti inebriavansi di una momentanea letizia, e improvvide del futuro, aprivano il cuore a smisurate speranze. Parte Guelfa nell'alta Italia trascorse a subiti commovimenti, ma non potè pienamente predominare sopra i ghibellini. Perocché il popolo delle città non era cieca-
1 Sublimemente il grande poeta della giustizia dipinge quella scena : « Poscia cll'io ebbi rotta la personaDi duo pnnte mortali, io mi rendei Piangendo a Quei, che volentier perdona. Orribil furon li peccati miei j
Ma la Bontà infinita ha si gran braccia , Che prende ciò, che si rivolge a lei. Se 'I Pastor di Cosenza, ch'alia caccia Di me fu messo per Clemente, allora Avesse in Dio ben letta questa faccia, L' ossa del corpo mio sarieno ancora In co*del ponte , presso a Benevento, Sotto la guardia della grave mora. Or le bagna la pioggia, e muove 'I vento Di fuor del regno, quasi lungo '! Verde, Ove le trasmutò a lume spento. «
Dante, Purg. Canto III.
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