Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO SESTO.
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      allora veduto ne si vide poscia negli altri comuni d'Italia. Usciti che furono i Ghibellini dalla città, i Guelfi confiscarono loro i beni. A ciò fare li consigliavano Carlo e il Pontefice ordinando che ne fossero fatte tre parti; l'una da servire per ammenda a' Guelfi già spogliati delle loro sostanze; l'altra per essere devoluta al Comune; la terza deputata a parte guelfa per certo tempo. Ma poi pensarono di formarne un capitale con ispeciale amministrazione, un tesoro destinato al sostegno del partito. Fecero un magistrato di tre, che prima furono chiamati consoli dei cavalieri e poi capitani, il cui ufficio durava due mesi, eleggendoli a vicenda da ogni tre sestieri. Ordinarono un consiglio segreto di quattordici cittadini, e un maggior consiglio di sessanta grandi e popolani, i quali a scrutinio nominavano i tre capitani. Istituirono tre grandi e tre popolani delti priori di parte, ai quali era affidala la pecunia; e un accusatore de'Ghibellini. La importanza di tale istituzione parve a più veggenti manifesta fino d' allora, ed è fama che il Cardinale Ottaviano degli Ubaldini, uomo vago di motteggi, dicesse: Dappoi che i Guelfi fanno mobile (cioè capitale) giammai non vi tornano i Ghibellini.1
      XXIII. Guido di Monforte, vicario di Carlo, fece taglia o lega con tutte le città guelfe, e si pose a dare la caccia ai Ghibellini. Bandironli dal loro territorio Lucca, Pistoia, Prato, San Gimignano e Volterra. Le città di Pisa e di Siena erano le sole che si reggessero a parte ghibellina, ma non potevano sostenere la preponderanza di quasi tutta Toscana e Lombardia; pensarono quindi a rompere ogni indugio ed opporre alla crescente potenza dell' Angioino — il quale dopo la vittoria di Benevento era stato dal papa dichiarato Vicario imperiale in Toscana — lo impaccio d'un rivale che aveva incontrastabile diritto al reame siciliano, ed allo impero. La successione alla corona imperiale, per essersi senza interrompimento trasmessa in cinque principi della casa di Svevia, era di fatto divenuta pressoché ereditaria, e Corradino, figliuolo di Corrado, fino dalla culla era salutato futuro imperatore. Allorquando Manfredi ascese sul trono, riacquistandolo dalle mani del papa e de'ribelli, Corradino tentò di far valere i suoi diritti, ma cre-
      ' G. Villani, lil). VII, cap. t7.


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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