Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO SESTO.
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      licosa Siena erano valido sostegno all' abbattuta parte. In Roma era senatore Arrigo fratello di Alfonso di Castiglia; il quale Arrigo per danni e inganni ricevuti da Carlo d'Angiò, aveva giurato di ammazzarlo. Il papa non vi aveva autorità nessuna, e se rie stava in Viterbo a scagliare i fulmini della Chiesa tutte le volte e contro chiunque Carlo glie ne facesse comandamento. Federigo di Castiglia, altro fratello d'Alfonso, erasi dichiarato contro l'Angioino, e persuaso da Corrado Capece — che era uno de'quattro ambasciatori andati in Alemagna a invitare Corradino — con alquanti venturieri Saraceni e Spa-gnuoli sbarcava in Sicilia, e inalberando lo Svevo vessillo, ribellava a Carlo quasi tutta l'Isola ; tranne Messina, Palermo e Siracusa, presidiate dalle milizie francesi.
      Corradino, da Verona condottosi a Pavia e quindi al porto di Vada, s'imbarcò per Pisa dove approdò nell'Aprile del 1268. Ivi lo raggiunse con lo esercito, che era ridotto a circa tre mila cavalli, Federigo d' Austria. Fece oste contro Lucca nido de' Guelfi; e dopo di averne guastate le campagne, andando a Siena s'incontrò col maresciallo di Carlo d'Angiò e lo sconfisse. Non ostante che parte guelfa in Toscana tenesse, come fu detto di sopra, alta la fronte, il passaggio di Corradino rincorò mirabilmente i Ghibellini. E' fu allora che essi fecero lega con Arrigo di Castiglia senatore di Roma, e che la ribellione crebbe in Puglia e in Sicilia. Carlo nulladimeno non voleva partirsi; che anzi da savio guerriero, essendogli stato impedito dal papa lo andare contro l'inimico in Lombardia, voleva provare la sorte dell' armi in Toscana. Ma adesso che tante città nel regno s'erano ribellate, e sopra le loro torri facevano sventolare il vessillo di Svevia, il pontefice, il quale nella rovina di colui ch'egli chiamava campione di Santa Chiesa, vedeva la propria, tanto lo rimproverò e minacciò che 1 Angioino s'indusse a ritornare in Puglia, non senza prima avere ottenuto che Clemente rinnovasse la scomunica e bandisse la crociata contro Corradino, e lo citasse, come fece per tre volte, ad appresentarsi dinanzi al tribunale della Sedia apostolica per udirne la sentenza. Ma i fulmini novellamente scagliati dal pontefice non ispaventarono punto l'animoso Corradino, il quale per tutta Europa ai principi e ai popoli tor-
      Storia dei Comuni italiani. — 2. ^


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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